
L'energia elettrica non è un bene "indispensabile alla vita" e chi si allaccia abusivamente alla rete sostenendo di non avere i soldi per la bolletta non può essere scusato per aver agito spinto dallo "stato di necessità". Lo sottolinea la Cassazione confermando la condanna per furto di energia elettrica nei confronti di una donna dichiaratasi sfrattata, senza lavoro e con una figlia incinta. Per l'alta Corte, l'elettricità procura "agi e opportunità" ma non averla non mette a rischio l'esistenza.
Ad avviso della Suprema Corte, "l'esimente dello stato di necessità postula il pericolo attuale di un danno grave alla persona, non scongiurabile se non attraverso l'atto penalmente illecito, e non può quindi applicarsi a reati asseritamente provocati da uno stato di bisogno economico, qualora ad esso possa comunque ovviarsi attraverso comportamenti non criminalmente rilevanti".