
L’indagine multiscopo sulle famiglie Condizioni di salute e ricorso a servizi sanitari 2012-2013 (abbreviato, Salute 2013) costituisce uno degli strumenti di rilevazione elaborati dall’Istat che consentono di documentare lo stato di salute della popolazione e di evidenziare le disuguaglianze geografiche, temporali e sociali nelle esposizioni regionali ai principali fattori di rischio inclusi nel Piano nazionale di prevenzione 2014-2018.
Questo strumento di reporting viene costruito ad hoc per gli operatori coinvolti nelle attività dei piani regionali e locali di prevenzione e accompagna la pianificazione, la progettazione e l’implementazione dei Piani regionali di prevenzione, gli strumenti di programmazione adottati periodicamente dalle regioni per programmare e definire obiettivi, aree di intervento e azioni sui temi della prevenzione e della promozione della salute definiti dal corrispondente Piano nazionale; tale operazione consente di individuare i target più bisognosi delle azioni di prevenzione regionale e di razionalizzare gli interventi attraverso un’azione di priority setting.
I dati sulla salute rilevati dall’indagine multiscopo sulle famiglie, corredati da informazioni sulla struttura demografica e socio-economica della popolazione e dalla distribuzione sociale e territoriale delle dimensioni rilevate, consentono di restituire un quadro epidemiologico articolato, utile a documentare e orientare alcuni dei macro-obiettivi dei Piani regionali di prevenzione (PRP).
Come interpretare i dati: Sono 17 gli indicatori (Tabella indicatori) che permettono di quantificare i fenomeni previsti da alcune delle macro-attività dei PRP, fenomeni riconducibili principalmente a fattori di rischio di tipo comportamentale: fumo, eccesso ponderale, inattività fisica, non utilizzo della prevenzione secondaria, malattie croniche e cattivo stato di salute fisica, psicologica e mentale, più un indicatore di cattiva qualità dell’abitare.
Per ciascuna regione italiana (Vai alle regioni) e per ogni indicatore vengono innanzitutto evidenziate le differenze territoriali: in particolare la prevalenza dei fenomeni, separatamente per uomini e donne, in valori assoluti e attraverso percentuali standardizzate per età (in rosso gli eccessi rispetto alla media regionale), con relativi intervalli di confidenza al 95%, vengono riportate a livello di area vasta (aggregati di ASL appositamente costruiti per facilitare le attività di programmazione sanitaria a livello locale). Vengono inoltre mostrati gli andamenti temporali delle dimensioni osservate, al fine di valutare incrementi o decrementi di trend e la loro significatività statistica rispetto al 2005 (indicata con un ! ). Infine, sono presentati gli stessi valori validi per due benchmark rappresentati dalla media regionale e da quella italiana.
In secondo luogo, vengono invece evidenziate le disuguaglianze sociali nell’esposizione per ciascuno dei fattori di rischio analizzati. Più analiticamente, separatamente per i due sessi, vengono fornite stratificate per livello di istruzione (misurato su tre livelli), le prevalenze standardizzate per età di soggetti con almeno 20 anni che riferiscono di avere uno stile di vita nocivo o di essere esposti a un fattore di rischio. Tale informazione, congiuntamente alla distribuzione della popolazione per titolo di studio, permette di calcolare la frazione attribuibile % nella popolazione (PAF, vedi paragrafo seguente) di esposizione spiegata dalle disuguaglianze sociali e la sua variazione % rispetto al 2005, l’impatto % delle disuguaglianze sulla popolazione selezionata dall’indicatore e su tutta la popolazione e, infine, gli impatti in termini assoluti su tutta la popolazione (vedi paragrafo “Gli impatti in termini assoluti sulla popolazione”).
I grafici, infine, rispettivamente per uomini e donne, mettono in relazione le prevalenze dei diversi fenomeni esplorati (asse x) con la loro frazione attribuibile (PAF), aggiustata per la differente distribuzione del titolo di studio per fascia di età (asse y).
I PAF: Il termine PAF è l’acronimo dell’espressione epidemiologica inglese population attributable fraction (in italiano, frazione attribuibile % nella popolazione), che esprime la riduzione di casi che si potrebbe ottenere dall’eliminazione di una determinata esposizione che ha un’associazione, teoricamente causale, con l’outcome considerato. Applicata alle disuguaglianze sociali e all’esposizione a un fattore di rischio, il PAF % esprime la percentuale di esposti in una popolazione a quel fattore di rischio che si potrebbe evitare eliminando le disuguaglianze sociali nell’esposizione al medesimo.
Utilizzare, come nel nostro caso, l’istruzione come proxy della posizione socioeconomica, significa dunque stimare la riduzione % degli esposti attribuibile all’eliminazione delle differenti esposizioni per titolo di studio. In particolare, due strategie possono essere adottate: attribuire a tutti i livelli di istruzione l’esposizione minore rilevata tra i diversi strati oppure attribuire l’esposizione rilevata nei gruppi più avvantaggiati (i più istruiti) a tutti gli altri. Quando si adotta, come fatto nel nostro studio, questa seconda accezione è possibile quindi avere dei PAF negativi, che si ottengono quando uno stile di vita negativo è più prevalente tra gli strati sociali più avvantaggiati.
Gli impatti percentuali: Gli impatti % sono le frazioni attribuibili assolute, che valutano il peso delle PAF % in base alla prevalenza complessiva di un comportamento. In altre parole, una frazione attribuibile vicina al 100% (il fattore di rischio in questione è prevalente quasi esclusivamente tra i meno istruiti, per cui attribuire a tutti gli strati la prevalenza bassissima rilevata tra i più istruiti, fa praticamente scomparire il fenomeno) può avere un impatto complessivo scarso se il fenomeno oltre che iniquamente distribuito, è altresì raro nella popolazione generale.
Gli impatti in termini assoluti sulla popolazione: Gli impatti sono stati calcolati dapprima per fasce di età (20-34, 35-49, 50-64, 65-80, 80 e +), a partire dalle prevalenze e frazioni attribuibili età-specifiche - e poi aggregati in un indicatore complessivo, pesando ognuno di essi in base alla struttura demografica della popolazione. Ciò ha permesso non di standardizzare gli impatti per la diversa distribuzione (intraclasse) delle fasce di età tra regioni differenti, ma di eliminare le distorsioni dovute alla differente distribuzione del titolo di studio per fascia di età. Una volta ottenuto l’impatto complessivo si è dunque potuto calcolare la frazione attribuibile complessiva, dividendo l’impatto totale per la prevalenza totale.