
Com’è noto, lo scorso 14 luglio la Camera ha approvato in prima lettura il disegno di legge delega sul contrasto alla povertà e sul riordino delle prestazioni e dei servizi sociali, collegato alla legge di stabilità 2016, istituendo un "Reddito di inclusione sociale". Ora la parola è al Senato.
Il 18 luglio invece è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto interministeriale con il quale si disciplina la misura nazionale di contrasto alla povertà chiamata Sostegno all’inclusione attiva (SIA) che permetterà di spendere le risorse stanziate dalla legge di stabilità 2016 e che di fatto anticipa molta delle disposizioni che entrerebbero a regime con la definitiva approvazione della legge delega e dei relativi successivi decreti legislativi.
Il 3 agosto il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha inoltre ripartito ai Comuni e agli ambiti oltre 486 milioni di euro del PON inclusione per implementare le azioni di integrazione dei servizi sociali e anche della presa in carico e delle azioni che saranno previste nei progetti individuali.
Le misure di inclusione sociale hanno alle spalle una fase di sperimentazione avviata nel 2012 su 12 città metropolitane. A seguito di quella sperimentazione e in vista della estensione degli interventi con le risorse del 2016, il Governo, le Regioni e le autonomie locali hanno elaborato le "Linee guida per la predisposizione e l'attuazione dei progetti di presa in carico del sostegno per l'inclusione attiva".
Due sono dunque i problemi che si affacciano, secondo l’Anap, uno è quello dell’attuazione concreta delle Linee Guida che si presentano quanto mai complesse soprattutto nell’individuazione dei soggetti interessati e nella realizzazione di percorsi di inclusione, l’altro legato alla ristrettezza delle risorse messe a disposizione.