
Il 6 aprile si è svolta la Seconda Giornata Nazionale contro la Corruzione in Sanità. Al Convegno organizzato per l’occasione a Roma, al quale è intervenuta anche l’Anap, sono stati presentati i risultati del secondo anno di attività del progetto (coordinato da Transparency International Italia, in partnership con Censis, ISPE Sanità e RiSSC, e finanziato nell'ambito della Siemens Integrity Initiative) “curiamo la corruzione”, l'indagine sul livello di percezione della corruzione, l'analisi del rischio e degli sprechi economici e le raccomandazioni scaturite dal Tavolo di lavoro pubblico/privato.
Inoltre, in tutto il territorio, presso oltre 20 strutture sanitarie, sono state allestite postazioni per la distribuzione dei materiali del progetto. I risultati relativi allo scorso anno sono davvero prreoccupanti: ¼ aziende sanitarie hanno registrato episodi di corruzione; il 6% delle spese correnti annue del SSN si stima che siano conseguenza di corruzione e sprechi; il 51,7% delle aziende sanitarie non ha piani anticorruzione adeguati. Aumenta, d’altro canto, la consapevolezza e migliora la capacità di intervento, ma bisogna investire su formazione e ridurre le distanze tra le aree territoriali.
Gli interventi normativi e gli strumenti di prevenzione e contrasto che sono stati introdotti all'interno delle strutture sanitarie hanno potuto arginare ma non eliminare del tutto la corruzione, che nell'ultimo anno ha coinvolto il 25,7% delle Aziende sanitarie. La distribuzione del fenomeno non è la stessa su tutto il territorio: la maglia nera va al Sud, dove le strutture in cui risulta almeno un episodio di corruzione sono il 37,3% del totale. Gli ambiti maggiormente a rischio risultano essere quello degli acquisti e delle forniture, le liste d'attesa e le assunzioni del personale.
All'interno del sistema sanitario permangono ancora forti differenze tra Regioni e aree territoriali, sia nella qualità che nella quantità degli strumenti attivati. Le strutture sanitarie che hanno partecipato all'indagine sono state classificate in 4 gruppi, secondo un indice che valuta la percezione del rischio di corruzione. 24 strutture, pari al 17,6%, di cui ben 16 del Nord, si classificano nella fascia di rischio basso. Sono invece 20 le strutture sanitarie, cioè il 14,7%, che presentano una percezione di rischio alto, e tra queste 9 si trovano al Sud.
L'analisi dei Piani anticorruzione di tutte le aziende sanitarie condotta da RiSSC rivela che il 51,7% delle strutture non ha adottato dei Piani anticorruzione adeguati. Le Regioni con la qualità media dei Piani più bassa sono la Calabria e la Puglia. Sulla base dell'analisi dei conti economici effettuata da ISPE Sanità si stima che circa il 6% delle spese correnti annue del Servizio sanitario nazionale siano riconducibili a sprechi e corruzione. Il rischio di inefficienze è più alto nel caso di acquisto di servizi per le Asl e di acquisto di beni per le Aziende Ospedaliere.
La notizia positiva è che il Sistema si sta muovendo: il 96,3% delle aziende sanitarie ha già reso disponibili dei sistemi di raccolta delle segnalazioni di corruzione (whistleblowing) e il 44,4% lo ha fatto utilizzando delle piattaforme informatiche. Inoltre, il 79,4% delle strutture ha adottato i Patti di integrità, da sottoscrivere con le aziende che partecipano agli appalti e il 90,4% ha intrapreso percorsi di formazione rivolti al personale sui temi dell'etica e della legalità. Sono proprio la formazione e la sensibilizzazione dei dipendenti ad essere ritenute le misure più efficaci per contrastare la corruzione dal 51,9% dei responsabili della prevenzione, più dell'aumento dei controlli sulle spese (45,0%) e sulle procedure di appalto (37,4%): solo nelle Regioni del Sud i responsabili della prevenzione mettono al primo posto i controlli sulle spese.
«Curiamo la corruzione» ha l'obiettivo di aiutare il nostro Servizio sanitario nazionale, tra i migliori sistemi pubblici al mondo per ampiezza e qualità dei servizi offerti, a ridurre il livello di corruzione attraverso una maggiore trasparenza, integrità e responsabilità. Per raggiungere questo obiettivo sono state realizzate diverse attività sia di ricerca sia sul campo che mirano ad aumentare la consapevolezza sul fenomeno della corruzione, a formare il personale delle aziende sanitarie e ospedaliere, a implementare e testare strumenti innovativi e modelli organizzativi specifici in 4 Asl pilota di Bari, Melegnano e Martesana, Siracusa e Trento. Una recente indagine del Censis rivela che proprio la corruzione e gli effetti che ne derivano si trovano al primo posto tra le criticità per il futuro del Paese, segnalati dal 27,3% degli italiani. Più importanti dei rischi connessi al terrorismo internazionale, indicati dal 23,1% della popolazione, e di quelli connessi al riscaldamento globale (20,3%). Opinioni che sono in linea con quelle espresse dai dirigenti delle strutture sanitarie che nel 98,7% dei casi ritengono che la corruzione sia uno dei maggiori problemi che affliggono il Paese.
Nell'ambito del progetto "Curiamo la corruzione", in 4 Asl pilota di Bari, Melegnano, Siracusa e Trento si stanno sperimentando buone pratiche e strumenti innovativi di contrasto alla corruzione nel sistema sanitario. Tre sono gli strumenti su cui si concentrano gli interventi nelle Asl pilota: i Patti di integrità, la piattaforma per le segnalazioni di illeciti da parte dei dipendenti (whistleblowing) e la formazione etica.
I Patti di integrità sono accordi tra l'amministrazione aggiudicatrice e le società che partecipano a gare d'appalto pubbliche per garantire l'astensione da pratiche di corruzione e una corretta esecuzione del meccanismo di gara.
In base ai dati appena rilevati, questo strumento risulta già diffuso nel 79,4% delle strutture sanitarie, ma il progetto prevede l'introduzione in via sperimentale di forme di monitoraggio da parte della società civile associate all'applicazione dei Patti di integrità nelle Asl pilota di Melegnano e Bari.
La figura del segnalante (o whistleblower) è stata introdotta in Italia con la legge 190/2012, senza che però sia stato stabilito un efficace sistema di tutele. Su questo si è intervenuti con un disegno di legge specifico, che è fermo da mesi al Senato, nonostante una petizione popolare firmata da oltre 55.000 cittadini perché la legge venga discussa quanto prima. Per garantire la tutela del segnalante, e in particolare l'anonimato di chi vuole riportare potenziali illeciti, le 4 Asl pilota del progetto "Curiamo la corruzione" hanno introdotto una piattaforma informatica per le segnalazioni. Ad oggi sono state ricevute 27 segnalazioni relative soprattutto alle nomine e all'esecuzione di servizi.
La formazione e la sensibilizzazione del personale interno alle strutture sanitarie vengono segnalate dal 51,9% dei Responsabili della prevenzione della corruzione delle strutture sanitarie tra le misure più efficaci percontrastare la corruzione. I partner del progetto hanno attivato 15 corsi di formazione e sensibilizzazione rivolti al personale e ai dirigenti delle Asl pilota cui hanno partecipato più di 900 dipendenti. Dalle attività del progetto "Curiamo la corruzione" è scaturita anche una petizione popolare per un sistema sanitario nazionale più trasparente, integro ed equo.