Il rame nella malattia di Alzheimer: La malattia di Alzheimer è una forma di demenza degenerativa progressivamente invalidante. L’esordio è prevalentemente in età presenile (oltre i 65 anni) e l’incidenza della patologia aumenta con l’età. È la causa più frequente di demenza nell’anziano e si stima che ne sarà affetta una persona su 85 a livello mondiale entro il 2050.
Di solito la malattia diventa clinicamente evidente con un’alterazione delle funzioni intellettuali superiori, associata a disturbi dell’umore e del comportamento. In seguito si manifestano disorientamento progressivo, perdita della memoria e afasia (incapacità a parlare). Il cervello mostra evidenti alterazioni (placche senili, ammassi neurofibrillari, perdita di neuroni). Le placche senili sono raccolte sferiche costituite da residui di neuroni (le principali cellule del sistema nervoso) e da una proteina denominata beta-amiloide. Gli ammassi neurofibrillari sono fasci di filamenti all’interno dei neuroni, dovuti all’accumulo di una proteina chiamata tau, che presenta anomalie.
Si ritiene che l’anomalia principale della malattia di Alzheimer sia a carico della proteina beta-amiloide; quest’ultima ha un effetto neurotossico sui neuroni che nelle prime fasi muoiono per questo motivo. Successivamente i frammenti amiloidi vengono liberati nello spazio esterno andando a formare le placche amiloidi, che innescano una risposta infiammatoria mediata da altre cellule cerebrali (astrociti e microglia) con conseguente danno irreversibile dei neuroni.
Solo il 5-10% dei casi di AD è a carattere familiare, la maggior parte è sporadica. Le cause delle forme sporadiche sono sconosciute. Alcuni studi mettono in evidenza l’associazione tra l’alterato metabolismo neuronale del rame e la malattia di Alzheimer. Il rame è un metallo di transizione ed è parte di proteine e altre sostanze (metallo-enzimi) che svolgono varie funzioni nell’organismo come: formazione di globuli rossi, trasporto e assorbimento del ferro, metabolismo del colesterolo e del glucosio, sintesi e rilascio di proteine e enzimi, stimolazione del sistema immunitario, rimozione di radicali liberi etc... Il rame, tuttavia, produce insieme al ferro le reazioni di Fenton e di Haber-Weiss, producendo le specie reattive dell’ossigeno (ROS), sostanze che possono favorire lo sviluppo delle patologie neurodegenerative. Un eccesso di rame libero, inoltre, risulta tossico; elevati livelli di rame nel plasma e/o nell’encefalo sono stati associati con la malattia di Alzheimer.
Questo articolo ha come obiettivo quello di mettere in evidenza la relazione clinica tra il rame e la malattia di Alzheimer, analizzando quattro studi differenti, al fine di individuare una dieta particolare e/o sostanze specifiche che possano ridurre questo fattore di rischio.
Nel primo studio (Morris, 2006 Chicago), una dieta caratterizzata da elevati livelli di rame e di grassi saturi ha provocato un severo declino cognitivo nei pazienti, nell’arco di sei anni, paragonabile a quello che si osserverebbe normalmente in diciannove anni. Nel secondo studio (Squitti, 2004 Italia) è stata sottolineata la presenza di elevati livelli sierici di rame, associati ad alti livelli di perossidi totali (sostanze che provocano danni cellulari), in una paziente affetta da Alzheimer. In un’ulteriore evoluzione della ricerca (Squitti, 2014 Italia) si precisa come sia l’eccesso di rame non legato alla ceruloplasmina (proteina che di norma lo trasporta nel sangue) a causare la progressione da demenza cognitiva lieve a malattia di Alzheimer. Nel terzo studio preso in esame (Singh,2013), è stato dimostrato come il rame può disturbare la produzione ed eliminazione della beta-amiloide nel cervello, sostanza implicata nello sviluppo della malattia. Infine nell’ultimo studio riportato (Ceccon 2012), viene mostrato l’effetto di un chelante del rame (una sostanza in grado di eliminare l’eccesso di tale metallo) capace di determinare un’inversione del deficit cognitivo.
Essendo il rame un fattore di rischio modificabile della malattia di Alzheimer, sembra evidente come sia possibile agire prevenendo o migliorando le condizioni della demenza tramite l’utilizzo di sostanze chelanti il rame e/o l’assunzione di una dieta con un apporto adeguato del metallo.
A cura di Giulia Gelzoni (Redazione Portale ANAP Salute)