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Articolato, complesso, ancora poco conosciuto: è il mondo del non profit in Italia. Una realtà sfuggente per via dell’eterogeneità dei soggetti che la compongono e per la mancanza di indagini dettagliate, in grado di fotografare tutte le sfaccettature di questo settore tanto importante per la tenuta economica e lo sviluppo sociale del Paese. Oggi sono sempre più richieste nuove forme di welfare e molte attività rilevanti sono svolte quasi esclusivamente grazie al lavoro volontario e da soggetti istituzionali che non si pongono fini di lucro.

L’Istat ha quindi deciso di raccogliere la sfida e a dieci anni dall’ultimo Censimento delle istituzioni non profit, ha scelto di coinvolgere in questa nuova rilevazione il ventaglio più ampio possibile di soggetti: 470mila istituzioni non profit, quasi il doppio rispetto alle 235.000 dell’edizione precedente. Una lista di destinatari redatta con un lavoro lungo e accurato, avviato nel 2008, che tuttavia non può essere esaustiva.

In dieci anni molto è cambiato in questo settore caratterizzato da grande mobilità e diversificazione delle attività: alcune istituzioni sono cresciute, in termini di addetti e di attività, altre invece sono ancora piccole, magari perché nate da poco; alcune sono radicate su un territorio molto ampio e i destinatari dei loro servizi sono davvero tanti; altre invece sono attive in spazi circoscritti, addirittura singoli quartieri cittadini, o hanno un target molto specifico, anche se importante.

Il terzo Censimento del non profit (il primo è del 1999, il secondo del 2001) aiuterà la politica e le istituzioni a conoscere l’attuale posizionamento del settore nel quadro delle politiche sociali in Italia, a valorizzare il contributo fornito alla ricchezza del Paese, a misurare il peso economico del lavoro volontario e, infine, ad avviare iniziative di sostegno al settore. Le domande che compongono la rilevazione, redatte dall’Istat in collaborazione con un Comitato consultivo appositamente costituito, sono infatti approfondite e, per molti versi, inedite: vanno dalla struttura organizzativa alla compagine sociale, dalle reti di relazioni instaurate alle risorse umane impiegate, dai servizi erogati alla tipologia di utente che ne usufruisce, fino alle forme di comunicazione che l’istituzione adotta. Senza dimenticare la struttura territoriale, con domande mirate e riservate alle sedi dislocate dell’istituzione.

L’obiettivo conoscitivo della Rilevazione Non Profit non si ferma alla dimensione economica, ma punta a rilevare l’impatto delle organizzazioni censite in termini di coesione sociale, cittadinanza attiva e partecipazione sui territori di riferimento. L’acquisizione dei dati sulle Unità locali è considerata fondamentale per ottenere mappe cognitive aggiornate e utili ai fini della programmazione di interventi di natura socio-economica.

La lista pre-censuaria ha già fornito alcune indicazioni interessanti sul modo in cui è strutturato l’universo del non profit in Italia. Per esempio, la maggioranza delle istituzioni di cui è composta è rappresentata dalle associazioni (79%), seguite a lunga distanza dalle cooperative sociali (4%), dalle organizzazioni di volontariato (3,1%), dalle istituzioni di rappresentanza (3%). Da un punto di vista geografico, in Lombardia risiede il 14% delle realtà pre-censite, seguita da Lazio (9,5%), Veneto (8,4%), Piemonte(8,3%), Emilia Romagna e Sicilia (entrambe al 7,8%).

Il Censimento offre ora un’occasione unica per completare questo quadro e rappresenta il primo passo verso la creazione e l’aggiornamento di un registro statistico delle istituzioni non profit, integrabile annualmente con le informazioni presenti in differenti fonti amministrative e statistiche e attraverso indagini che andranno ad investigare, di volta in volta, aspetti peculiari del settore e ad acquisire ulteriori informazioni statistiche non residenti negli archivi amministrativi di base.

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