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E’ da tempo che come Anap sosteniamo che la famiglia, soprattutto quella ove è presente un anziano, che rappresenta, come più volte detto, il primo ammortizzatore sociale, mostra segni di difficoltà essendo aumentato l’indebitamento ed essendosi ridotti sia i risparmi che la spesa. Un’ulteriore conferma viene ora dall’Istat. Secondo i dati dell’istituto, infatti, la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata nel 2011 al 12%, livello che non si vedeva da ben 17 anni. Il risultato è in calo dello 0,7% rispetto al 2010. Nel solo quarto trimestre la propensione al risparmio si è attestata al 12,1%, lo 0,8% in meno rispetto al periodo ottobre-dicembre 2010. Ma quel che è peggio è che insieme alla propensione al risparmio scende anche il potere d’acquisto, che nel 2011 è diminuito dello 0,5% rispetto all’anno precedente.

Ma a preoccupare non sono solo le famiglie. L’Istat ha infatti lanciato l’allarme sulle imprese italiane. I dati sono abbastanza eloquenti: nel 2011 la quota di profitto delle cosiddette “società non finanziarie” si è attestata al 40,4%, in calo dell’1,1% rispetto al 2010. Si tratta della percentuale più bassa dal 1995. Nel solo quarto trimestre, la quota di profitti si è attestata al 40,3%, lo 0,6% in meno rispetto al terzo trimestre 2011 e lo 0,9% in meno rispetto al periodo ottobre-dicembre 2011.

Oggi l’Istat, ieri Bankitalia. La situazione non esaltante dell’economia italiana era stata disegnata anche da uno studio di Via Nazionale, secondo cui il 22% delle famiglie italiane ha redditi insufficienti a coprire i consumi; redditi e propensione al risparmio sono in caduta e solo il sostegno della famiglia permette a mezzo milione di giovani di fare fronte alla mancanza di lavoro. La Banca d’Italia ha poi sottolineato che tra il 2008 e il 2009 la caduta dei redditi ha raggiunto il 4%. La ricchezza accumulata, ha spiegato lo studio di Palazzo Koch, è stata così in parte utilizzata per affrontare le difficoltà economiche e la famiglia ha assunto il ruolo di ammortizzatore. Secondo la Banca d’Italia nella tarda primavera del 2009 circa 480.000 famiglie hanno sostenuto un figlio convivente che ha perso il lavoro nei 12 mesi precedenti. E all’orizzonte si profilano ulteriori motivi di preoccupazione, come l’IMU sulla prima casa – per la quale, come Anap abbiamo chiesto che si prevedano correttivi in favore di coloro che, come la stragrande maggioranza dei pensionati, hanno bassi redditi nonché di coloro che ospitano in casa una persona non autosufficiente  e come l’ulteriore possibile aumento dell’Iva!

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