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Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 16 ottobre scorso, ha approvato il Documento programmatico di bilancio (DPB), poi trasmesso alla Commissione Europea, e il disegno di legge di bilancio per il 2024. Ha, inoltre, approvato in via preliminare due decreti legislativi di attuazione della delega fiscale e un decreto legge con “misure urgenti in materia economica e fiscale”.

Il valore della Manovra finanziaria è di circa 24 miliardi di cui circa 16 miliardi provenienti da extra deficit e circa 8 miliardi derivanti da tagli alle spese.

Si riportano di seguito i punti più importanti che riguardano più direttamente i pensionati e gli anziani, col proposito di proporre tempestivamente eventuali novità che emergeranno nell’iter di approvazione dei provvedimenti.

Riduzione delle aliquote IRPEF da quattro a tre

Nel collegato fiscale alla Legge di Bilancio viene avviata la riforma IRPEF 2024. Le prime due aliquote IRPEF vengono accorpate con una riduzione degli scaglioni da quattro a tre. Più nello specifico, fino a 28 mila euro si applicherà il 23%, tra i 28 mila e i 50 mila euro il 35%, oltre 50 mila euro il 43%. Si amplia poi fino a 8.500 euro la soglia della no tax area per i redditi da lavoro dipendente, parificandola a quella per i redditi da pensione.

Riduzione delle detrazioni fiscali

Nello stesso tempo il Governo prevede anche una riduzione di 260 euro della detrazione spettante per spese sostenute dai contribuenti con reddito complessivo superiore a 50.000 euro. Sono fatte salve le detrazioni spettanti per spese sanitarie.

Riduzione del canone RAI

Il canone RAI viene ridotto da 90 a 70 euro all’anno. Le entrate pubbliche della RAI, però, non diminuiranno, perché ci sarà, in compenso, un incremento nel finanziamento per gli investimenti della TV pubblica.

Sostegno alle famiglie e alla genitorialità

Tra le misure contenute nella Manovra si segnala: – la decontribuzione, fino a un “massimo di 3000 euro annui”, senza limiti di reddito, per le madri con almeno due figli fino all’età di 10 anni del più piccolo se i figli sono due, fino all’età di 18 anni se i figli sono tre, con i contributi non pagati che entrano direttamente in busta paga; – un incremento a 2.100 euro del bonus per pagare le rette agli asili nido pubblici e privati, destinato però solo ai secondi figli nati dal primo gennaio 2024 in nuclei con già un minore under 10 e con un tetto Isee di massimo 40.000 euro; – la conferma della carta “dedicata a te”; – la conferma delle maggiorazioni per l’Assegno unico.

Colf e badanti

Al fine di contrastare il lavoro irregolare dei lavoratori domestici, ci saranno controlli del fisco più estesi e severi sulla regolarità delle paghe e sull’evasione contributiva di colf e badanti, dimenticando, però, che la maggior parte dell’evasione viene dall’impiego di badanti totalmente sconosciute al fisco e all’INPS.

Modifica delle norme per il pensionamento

In arrivo norme più severe per l’accesso al pensionamento. Dopo Quota 100 e Quota 102, Quota 103 non viene prorogata e si passa a Quota 104, che consente il pensionamento a 63 anni con 41 anni di contributi. Questa opzione è affiancata da incentivi per prolungare la vita lavorativa e penalizzazioni per chi cerca di anticipare il pensionamento.

Caregiver, disoccupati, lavoratori impegnati in lavori gravosi e disabili con almeno 63 anni e 5 mesi di età e 36 anni di contributi potranno accedere all’APE sociale per tutto il 2024.

Le donne lavoratrici che hanno raggiunto almeno 35 anni di contributi entro il 2023 potranno accedere alla pensione con Opzione donna purché abbiano compiuto 61 anni, requisito ridotto di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due. L’importo della pensione sarà ricalcolato interamente con il metodo contributivo.

Per i lavoratori che hanno cominciato a versare contributi dal 1996 sale l’importo minimo maturato necessario per poter accedere alla pensione tre anni prima dell’età di pensionamento per vecchiaia. La soglia, a fronte di almeno 20 anni di contributi versati, sale da 2,8 a 3,3 volte l’assegno sociale. In pratica, secondo i valori riferiti al 2023, sale da 1.409 euro a 1.660 euro. Salta invece il limite di 1,5 volte l’assegno sociale per l’accesso alla pensione a 67 anni una volta raggiunti i 20 anni di contributi. Basterà avere raggiunto l’importo dell’assegno sociale (503,27 euro nel 2023).

Perequazione automatica delle pensioni

Il Governo, anche per la perequazione automatica dell’anno 2024, volta a recuperare la svalutazione delle pensioni che si è verificata nel 2023 a causa dell’inflazione, adotterà lo schema applicativo previsto dalla scorsa Legge di Bilancio, con una piccola variante che riguarda le pensioni più alte. Ci sarà l’adeguamento pieno al 100% dell’indice di inflazione individuato dall’ISTAT solo per gli assegni fino a 4 volte la pensione minima, mentre per gli assegni compresi tra 4 e 5 volte il minimo l’adeguamento sarà dell’85%; per le pensioni tra 5 a 6 volte il minimo del 53%; tra 6 e 8 volte il minimo del 47%; tra 8 e 10 volte il minimo del 37% e per gli assegni oltre 10 volte il minimo del 22%, anziché del 32% come era l’anno scorso. A rendere più penalizzante la riduzione dell’adeguamento c’è il fatto che le aliquote non si applicano per scaglioni di importo, bensì sull’intera pensione.

Per le pensioni più basse il conguaglio della perequazione 2023 delle pensioni viene anticipato al 1° dicembre 2023, anziché al 1° Novembre come il Governo aveva detto in un primo momento e come era stato lo scorso anno.

Sanità

E’ previsto uno stanziamento aggiuntivo di 3 Miliardi per l’anno 2024 – di cui 2,3 sono rappresentati da aumenti salariali -, che porterà ad un finanziamento complessivo del Fondo Sanitario nazionale di 136 Miliardi. Vista in rapporto al PIL, la spesa sanitaria è, però, in decrescita, passando dal 6,7% del 2022 a circa il 6,2% nel 2024. Il che significa non solo che l’aumento del finanziamento del Fondo è ben lungi dal coprire l’aumento dei costi dovuti all’inflazione, ma anche che ci saranno difficoltà aggiuntive nell’assicurare cure adeguate ed efficienti ai cittadini. Se guardiamo al confronto internazionale, l’Italia è agli ultimi posti in Europa per investimenti in sanità, con Germania e Francia che superano il 10 per cento di spesa in rapporto al PIL.

Tra le misure previste dalla Manovra, c’è comunque un piccolo sforzo in direzione della riduzione delle liste di attesa. Ciò viene affrontato in due modi: con il rinnovo del contratto del comparto sanitario; con la detassazione sia degli straordinari che dei premi di risultato per medici e altro personale sanitario legati a obiettivi di abbattimento delle liste d’attesa. Ci sono, inoltre, stanziamenti per il potenziamento dell’assistenza territoriale, anche con nuove assunzioni di personale sanitario.

Per i residenti stranieri, cittadini di Paesi non aderenti all’Unione europea, si prevede la possibilità di iscrizione negli elenchi degli aventi diritto alle prestazioni del SSN, versando un contributo di 2.000 euro annui. L’importo del contributo è ridotto per gli stranieri titolari di permesso di soggiorno per motivi di studio o per quelli collocati alla pari.

Attuazione della legge di riforma dell’assistenza

Nella Manovra per ora non si prevede nessun finanziamento per dare attuazione alla Legge delega n. 33 approvata a marzo dal Parlamento che riforma il settore dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Il Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza, una rete che riunisce 57 tra associazioni e organizzazioni della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti, denuncia questa mancanza, che, se confermata nell’iter di approvazione della Manovra, equivarrebbe a far rimanere sulla carta gli importanti obiettivi della riforma – semplificazione, domiciliarità, residenzialità di qualità -, accrescendo la frustrazione dei tanti soggetti coinvolti (anziani, caregiver, familiari, operatori).

Foto fonte: open.online/

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