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Varato dal Consiglio dei Ministri, il Disegno di Legge ha iniziato ora il suo iter parlamentare in Senato. Si tratta di una manovra finanziaria complessa e imponente di 28,6 Miliardi di euro, che potrà aumentare a 31,8 Miliardi se verrà accolta la richiesta, avanzata alla Unione Europea, di utilizzare un ulteriore margine di flessibilità dello 0,2% nel rapporto deficit/PIL per la “clausola migranti”.

La manovra si pone l’obiettivo principale di rafforzare la ripresa economica del Paese soprattutto attraverso una incentivazione dei consumi dei cittadini (vedi taglio delle tasse sulla casa, detrazioni per lavori edili e per l’acquisto di mobili) e attraverso misure dirette alle imprese di carattere fiscale (vedi taglio IRES e IRAP), parafiscale e per la creazione di lavoro. La manovra contiene anche misure di carattere sociale: tra queste spiccano gli interventi di sostegno ai nuclei familiari più poveri e ai non autosufficienti, nonché un timido intervento per elevare la no tax area degli anziani. Le misure previste sono, però, largamente insufficienti ad alleviare le condizioni di disagio degli anziani e, ancora una volta, vengono tagliate le pensioni medio-alte. Inoltre alcuni tagli alle Regioni rischiano di tradursi in ulteriori aggravi sui cittadini attraverso aumenti di tasse locali o tickets.

Le risorse per finanziare questi interventi vengono trovate principalmente attraverso un aumento del deficit rispetto agli accordi con l’Unione europea e poi con la spending review (risparmi di spesa), che però è notevolmente più limitata rispetto alle precedenti intenzioni del Governo. Altra fonte importante di finanziamento su cui fa affidamento il Governo è legata alla ripresa economica in atto e al conseguente aumento del PIL, che secondo le stime a livello internazionale dovrebbe attestarsi nel prossimo anno al +1,6%. Poi ci sono altre fonti minori di finanziamento, tra cui, da non trascurare, quella del rientro dei capitali dall’estero.

In sintesi, come sottolinea anche Rete Imprese Italia, il Governo ha finalmente imboccato la strada di una manovra espansiva, riducendo le tasse, accogliendo alcune richieste delle piccole e medie imprese, incentivando i consumi, elementi indispensabili per riagganciare una crescita solida del nostro Paese e – cosa che ci interessa molto per gli anziani – creare i presupposti per impieghi di risorse nell’ambito del sociale.

Limitandoci solamente ai contenuti che riguardano il sociale o che interessano direttamente gli anziani, diamo una sintesi delle principali misure contenute nella manovra, con l’avvertenza che il Parlamento – come è successo in numerose altre occasioni – può apportare modifiche anche sostanziali e rilevanti.

Detrazioni fiscali per interventi di ristrutturazione edilizia, riqualificazione energetica e acquisto di mobili: Viene confermata la detrazione al 50% sulle spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie. La detrazione viene mantenuta anche per l’acquisto dei mobili e di grandi elettrodomestici. Si conferma al 65% il cosiddetto “ecobonus”, la detrazione sulle spese per gli interventi di riqualificazione energetica degli immobili.

Viene anche istituita a favore delle giovani coppie costituite da almeno 3 anni – in cui almeno uno dei due abbia meno di 35 anni -, che acquistano un immobile da adibire ad abitazione principale, una detrazione dall’imposta lorda non superiore a 8.000 euro, per le spese documentate sostenute per l’acquisto di mobili ad arredo della medesima unità abitativa.

Riduzione canone RAI: Il Canone Rai scende dagli attuali 113,50 a 100 euro e viene addebitato nelle bollette elettriche. Restano in vigore le attuali esenzioni per i cittadini sopra i 75 anni. Qualora si siano autorizzate le società elettriche per l’addebito diretto sul conto corrente bancario o postale, questo si intende esteso al pagamento del canone di abbonamento televisivo. Per il 2016 il canone è addebitato sulla prima fattura relativa alla fornitura di energia elettrica successiva alla data di scadenza del pagamento del medesimo canone.

Invecchiamento attivo e part-time lavoratori anziani: Il Disegno di legge non contiene la flessibilità in uscita di cui molto si è parlato, ma c’è una norma finalizzata ad accompagnare i lavoratori più anziani al pensionamento in maniera attiva e progressiva. Chi ha più di 63-64 anni e ha maturato i requisiti contributivi per andare in pensione potrà chiedere al datore di lavoro il part-time dal 40 al 60 per cento ottenendo mensilmente in busta paga una somma – al netto di tasse e contribuzione – corrispondente alla contribuzione previdenziale a fini pensionistici a carico del datore di lavoro relativa alla prestazione lavorativa non effettuata. Lo Stato si farà carico dei contributi figurativi in modo che il lavoratore, quando avrà l’età anagrafica per andare in pensione, non abbia grandi penalizzazioni.

Osservazioni: E’ un norma interessante, che si spera possa avere larga attuazione anche per creare occasioni di impiego per i giovani. Da notare che, secondo quanto riporta letteralmente la norma, in busta paga andrebbe la sola quota di contribuzione a carico del datore di lavoro.

No tax area pensionati: Viene incrementata la “no tax area” per i pensionati, ossia la soglia di reddito entro la quale i pensionati non versano l’Irpef. Per i soggetti sopra i 75 anni si passa dall’attuale soglia di 7.750 euro a 8.000 euro, come per i lavoratori dipendenti. Per i pensionati di età inferiore ai 75 anni la “no tax area” aumenta da 7.500 euro a 7.750 euro.

Osservazioni: Si tratta di una misura che accoglie, seppur parzialmente, una delle storiche richieste dell’ANAP e del CUPLA. Peccato che vada in vigore solo dal 2017.

Indicizzazione pensioni: Viene esteso al 2017-2018 il meccanismo di indicizzazione delle pensioni superiori a 4 volte il minimo (circa 2.000 euro). I trattamenti tra 3 e 4 volte il minimo avranno riconosciuta un’indicizzazione nella misura del 95%; i trattamenti tra 4 e 5 volte il minimo avranno un’indicizzazione al 75% (anziché al 90%); i trattamenti compresi tra 5 e 6 volte il minimo riceveranno una rivalutazione del 50% (anziché 75%), quelli superiori a 6 volte il trattamento minimo al 45% (anziché al 75%). Resta confermata l’indicizzazione al 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo.

Osservazioni: Dopo i ripetuti interventi degli scorsi anni, che hanno limitato (o annullato) l’indicizzazione delle pensioni, ancora una volta si penalizzano i pensionati in essere nel recupero del potere di acquisto dei loro trattamenti rispetto all’inflazione. Anche se si interviene sulle pensioni medio-alte (ma chi prende 2.000 euro di pensione lorda non può certo considerarsi ricco!) il sistematico annullamento, parziale o totale, del recupero dell’inflazione finisce per far diventare relativamente poveri anche coloro che hanno versato fior di contributi durante la vita attiva ed hanno importi pensionistici relativamente alti. Questo intervento è rivolto a finanziare i costi delle misure in materia di opzione donna, part-time e no tax area.

Osservazioni sull’intero articolo 19: Nell’articolo 19 da una parte si concedono delle opportunità ai lavoratori per ridurre le rigidità della legge Fornero (opzione donna, part-time lavoratori anziani) e si stabilisce parità fiscale (o quasi) tra lavoratori dipendenti e pensionati nell’assoggettamento a tassazione dei redditi, dall’altra si utilizzano ancora una volta le stesse pensioni, anche se quelle medio-alte, come una sorta di bancomat da cui attingere per i diversi usi. A pagare queste misure saranno sempre i pensionati, mai che si intervenga nei loro confronti riconoscendo il ruolo che hanno avuto per la crescita e lo sviluppo del Paese.

Lotta alla povertà: Viene istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il “Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale”, con priorità per le famiglie povere con minori a carico, al quale è assegnata la somma di 600 milioni di euro per il 2016 e di un Miliardo a decorrere dal 2017. Il Fondo, che è una sostanziale novità, finanzierà la legge delega sulla povertà che verrà approvata come collegato alla legge di stabilità. Viene poi istituito, in via sperimentale, un altro fondo finalizzato a misure di sostegno contro la povertà educativa, alimentato da versamenti effettuati dalle fondazioni bancarie. Attraverso questa seconda iniziativa si rendono disponibili ulteriori 100 milioni l’anno. Sarà un decreto del ministero del Lavoro a stabilire la platea di riferimento dei beneficiari.

Osservazioni: Secondo i dati Istat (riferiti al 2014) in Italia ci sono 7 milioni 815 mila poveri (2 milioni 654 mila famiglie), di cui 4 milioni 102 mila in povertà assoluta (1 milione e 470 mila famiglie, di cui circa 1 milione con minori a carico). Facendo dunque una stima approssimativa e supponendo nel calcolo che i 600 milioni vengano distribuiti a tutta la platea dei poveri assoluti, si parlerebbe di interventi per 12 euro in più al mese a persona, 34 euro lordi a famiglia. Se il conto si fa sulle sole famiglie con figli minori in povertà assoluta, si arriva allora a un incremento di risorse a famiglia pari a circa 50 euro lorde al mese. Se il conteggio si fa su tutta la platea di poveri, si parla invece di appena 18 euro lorde al mese a famiglia.

Si tratta, quindi, di un intervento apprezzabile nelle finalità, ma largamente insufficiente per alleviare le condizioni di povertà in Italia, ivi comprese quelle degli anziani, che ancora una volta vengono trascurati.

Non autosufficienze: Si istituisce, presso il Ministero dell’economia e delle finanze, un Fondo di 90 milioni di euro destinato al finanziamento di misure per il sostegno delle persone con disabilità grave, in particolare stato di indigenza e prive di legami familiari di primo grado (Legge sul “Dopo di noi”).

Si prevede, inoltre, l’incremento di 150 milioni, a decorrere dall’anno 2016, dello stanziamento del Fondo per le non autosufficienze, anche al fine di finanziare interventi a sostegno delle persone affette da sclerosi laterale amiotrofica.

Osservazioni: Il giudizio sulla norma non può che essere molto negativo, in quanto prevede soli 150 milioni per il Fondo per la non autosufficienza, a differenza dello scorso anno in cui le risorse stanziate ammontavano a 400 milioni, misura quest’ultima già largamente inadeguata. Sono poi previsti 90 milioni per i disabili senza familiari. Si tratta di una grave sottovalutazione dei problemi legati alla non autosufficienza, e non si tiene conto dei sacrifici e del ruolo di supplenza che viene esercitato dai milioni di famiglie con un handicappato grave in casa o ricoverato in Istituti privati.

Il Fondo per le non autosufficienze è stato istituito nel 2006 al fine di garantire “l’attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti”.

Dopo un finanziamento iniziale di 300 milioni nel 2007 e di 400 milioni per i due anni successivi, il Fondo è rimasto azzerato per due annualità (2011 e 2012), è stato ripristinato per il 2013 (275 milioni) e confermato per il 2014 (350 milioni).

Per il 2015 il disegno di Legge di Stabilità aveva stabilito inizialmente una dotazione di 300 milioni di euro, portate poi a 400 milioni dopo le vibrate proteste della società civile e di parti politiche.

Piani di rientro e riqualificazione degli enti del Servizio sanitario nazionale e aziende sanitarie uniche: Al fine di favorire la corretta ed appropriata allocazione delle risorse programmate per il finanziamento del Ssn e per l’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (lea), vengono disciplinate le procedure per conseguire miglioramenti nella produttività e nell’efficienza degli enti del Servizio sanitario nazionale, nel rispetto dell’equilibrio economico finanziario e nel rispetto della garanzia dei Lea.

Disposizioni in materia di acquisizione di beni e servizi degli enti del Servizio sanitario nazionale: Per garantire la effettiva realizzazione degli interventi di razionalizzazione della spesa, gli enti del Servizio sanitario nazionale sono tenuti ad approvvigionarsi, in via esclusiva, dalla Consip.

Aggiornamento livelli essenziali di assistenza e livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard per l’anno 2016: Sono previste le procedure per la definizione e l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per i quali è finalizzata una somma di 800 milioni di euro.

Il livello del Finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è rideterminato, per l’anno 2016, in 111.000 milioni di euro.

Osservazioni: Il Fondo sanitario Nazionale viene incrementato di un Miliardo rispetto al 2015, mentre il “Patto per la salute” tra Stato e Regioni, firmato il 10 luglio 2014, stabiliva che il Fondo sarebbe dovuto essere di 113,3 Miliardi nel 2015 e di 115,4 Miliardi nel 2016. La coperta è quindi corta, considerato anche che 800 milioni del Fondo vengono vincolati per pagare i nuovi “Lea”, cioè i livelli essenziali di assistenza che devono essere assicurati su tutto il territorio nazionale. Il rischio è ancora una volta che i costi vengano pagati dai cittadini con nuove addizionali o aumenti dei tickets sanitari.

Riduzione stanziamenti per i patronati e i CAF: Vengono ridotti di 48 milioni di euro gli stanziamenti per il finanziamento degli istituti di patronato. Gli stanziamenti per i CAF vengono diminuiti di 100 milioni.

Osservazioni: Dopo i tagli dello scorso anno, che si è riuscito a contenere dopo un’aspra battaglia, ancora una riduzione dei fondi dei patronati, in contrasto col ruolo di ausilio sempre più importante esercitato nei confronti dell’INPS e della importante funzione assistenziale verso i cittadini.

Ugualmente criticabile è il taglio ai finanziamenti dei CAF, per i quali, peraltro, sono previste condizioni ancor più stringenti. Un taglio di 100 milioni non solo è assai rilevante, ma del tutto incompatibile con il ruolo di sostegno svolto e con il più elevato livello di responsabilità assunto nell’ambito dell’ambizioso progetto della dichiarazione precompilata, senza alcun incremento di oneri per lo Stato.

Circolazione del contante: Viene innalzato a tremila euro il limite dei pagamenti in contanti, dagli attuali mille. Anche l’affitto, fino a tremila euro, si potrà pagare in contanti.

Osservazioni: Si tratta di una misura apprezzata da Rete Imprese Italia, in quanto favorisce l’attività economica delle imprese, soprattutto quelle transfrontaliere.

CAF e dichiarazione redditi precompilata: Alcune importanti novità riguardano i CAF e le dichiarazioni reddituali.

Nel 730 Precompilato 2016 verranno inserite anche le spese sanitarie. Per permettere all’Agenzia delle Entrate di disporre dei dati necessari, strutture sanitarie e medici devono trasmettere, pena sanzioni, tutte le informazioni sulle prestazioni erogate nel 2015.

Tutti i cittadini, indipendentemente dalla predisposizione della dichiarazione dei redditi precompilata, potranno consultare i dati relativi alle proprie spese sanitarie acquisiti dal Sistema Tessera Sanitaria mediante servizi telematici. Cambiamenti in arrivo anche per i requisiti dei CAF e per gli adempimenti a loro carico.

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Manovra finanziaria 2016 e il commento dell'Anap
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