Il giorno 29 aprile 2011 si è svolta presso l’auditorium “Petruzzi” a Pescara, la manifestazione regionale del CUPLA Abruzzo “PENSIONATO DAY”. I rappresentanti dei pensionati, riuniti in assemblea definiscono il presente documento politico da presentare alle istituzioni locali.

PREMESSA: Da una attenta analisi dello scenario generale emergono le seguenti considerazioni:

  • La constatazione del deteriorarsi del clima politico e sociale, che produce disorientamento tra la gente, mette in crisi i valori, allontana i cittadini delle Istituzioni, frena la ripresa dell’Italia;
  • Le gravi conseguenze della crisi economica che pesano sulle fasce più deboli della popolazione ed in modo particolare sugli anziani e sui pensionati;
  • L’assenza di provvedimenti efficaci nei confronti degli anziani e di altre fasce di popolazione per combattere l’impoverimento;
  • La mancanza di lungimiranza su politiche strutturali in merito all’invecchiamento della popolazione;
  • La progressiva assunzione a carico dei cittadini degli oneri per prestazioni sociali a causa dei tagli di risorse al welfare e agli Enti locali.

Rispetto alle passate stagioni il clima politico, caratterizzato da continui scontri istituzionali, da una scarsissima capacità al confronto costruttivo ha posto e sta ponendo grandi ostacoli al nostro Paese sulla strada della ripresa e del rilancio economico, che rappresenta la sola possibilità di ridare fiato agli interventi nel campo sociale e di welfare, e quindi anche al miglioramento delle condizioni economiche e sociali degli anziani.

Un altro elemento che bisogna considerare riguarda la situazione del Sistema previdenziale, termometro che dà la misura della possibilità di miglioramento delle pensioni in essere.

Oggi il Sistema previdenziale gode di relativa buona salute dal punto di vista finanziario, dopo tutte le riforme che si sono susseguite nel tempo e la recente revisione dei coefficienti di trasformazione per il calcolo delle pensioni col sistema contributivo, che, per i pensionati che andranno in quiescenza tra qualche anno, significherà l’abbattimento dell’importo del loro trattamento del 6-10 per cento, con conseguenti risparmi per le casse dell’INPS.

Il previsto aumento della spesa pensionistica in rapporto al P.I.L., unito ai noti fatti relativi alle crisi nazionali ed alle speculazioni monetarie, hanno prodotto il recente ritocco all’età pensionabile.

La Ragioneria Generale dello Stato, infatti, prevede che la spesa previdenziale in rapporto al PIL, che nel 2010 è aumentata al 15,2% a causa della crisi, a legislazione invariata produrrà dei picchi nel 2030 e 2040 che raggiungeranno il 15,8% del P.I.L.. Se riforma ci sarà, potrebbe riproporsi ancora la situazione attuale che, con l’irrigidimento delle regole dell’andata in pensione, vede molti soggetti dover rinviare il pensionamento in attesa del raggiungimento dei requisiti richiesti. Ciò, ovviamente, produce dirette ripercussioni sulla platea dei pensionati associabili.

La Ragioneria mette anche in evidenza che il tasso di dipendenza degli anziani, ovvero la percentuale della popolazione con almeno 65 anni rispetto alla popolazione con un’età tra 15 e 64 anni, passerà dalla già oggi sperequata percentuale del 30,9% ad una percentuale del 60,9% nel 2050. La conseguenza di ciò è una crescita costante della spesa sanitaria, che arriverà all’8,9% del PIL nel 2050 (contro il 7,4% attuale), e un ancor più accentuata crescita della spesa assistenziale.

Di estrema attualità in questo periodo – ma lo sarà ancor più nel futuro – è anche il tema del fisco. Ne parla il Governo, nel parla l’opposizione, ma intanto il nostro Paese resta quello con una pressione fiscale tra le più alte in Europa (con ritorni in servizi e prestazioni sociali tra i più bassi) e con il sommerso e l’evasione fiscale più alta (dopo la Grecia), mentre le rendite parassitarie sono trattate dal fisco più benevolmente rispetto ai redditi da lavoro o da pensione.

I pensionati italiani sono i più tartassati d’Europa. Un’indagine recente fatta da SWG mette in evidenza che su una pensione di 1.000 euro mensili in Italia quello che resta ai pensionati sono circa 850 euro; sullo stesso importo di pensione non si pagano tasse né in Francia, né in Germania, mentre la pensione si riduce circa a 980 euro in Spagna e nel Regno Unito. Solo in Svezia il fisco prende di più, ma quello che dà in ritorno non è certo paragonabile con i servizi che abbiamo in Italia.

La precaria condizione della sanità abruzzese, unita agli annunciati tagli al welfare, producono una indubbia situazione di incertezza rispetto alle garanzie sociali a favore degli anziani.

Le condizioni dei pensionati

Possiamo sintetizzare nei seguenti punti la situazione in cui versano oggi i pensionati in Italia.

  • Pensioni che hanno perso il 30-40 per cento del potere di acquisto che avevano all’inizio del secolo.
  • Pensioni il cui valore nel futuro è compromesso da un inadeguato sistema di rivalutazione annuale.
  • Pensioni che subiscono una rilevante decurtazione a causa di una pressione fiscale troppo elevata, sperequata, ingiusta.
  • Redditi dei pensionati sui quali stanno pesando sempre più il passaggio a carico dei cittadini dei costi di prestazioni e servizi di natura sociale e l’aumento dei costi dei servizi locali (acqua, rifiuti solidi urbani, etc.).
  • Difficoltà nell’accesso ai servizi sanitari ed assistenziali pubblici a causa delle carenze dei servizi, dei ritardi con cui vengono erogati, del lento ma progressivo passaggio dal pubblico al privato, del disinteressamento dello Stato dalla gestione del servizio pubblico (vedi liste di attesa per la sanità, vedi non autosufficienza, vedi assistenza domiciliare).
  • Pensionati che svolgono un ruolo decisivo a sostegno dei figli e delle loro famiglie, non solo per supplire alle carenze di welfare (asili nido, organizzazione scolastica, etc.), ma anche per aiutarli nelle frequenti, difficili situazioni di precarietà dal punto di vista reddituale.
  • Difficoltà in una società non adeguata alla popolazione anziana, specie quando subentrano condizioni di scarsa autonomia o mobilità (vedi trasporti, servizi residenziali, sistemi abitativi, etc.).
  • Tendenza all’emarginazione sociale e alla considerazione dell’anziano come un peso, che non favorisce certo la partecipazione attiva e l’utilizzazione dei contributi che i pensionati possono ancora dare per lo sviluppo complessivo della società.

Il CUPLA, consapevole delle gravi difficoltà che colpiscono la categoria dei pensionati, chiede che:

  • si difenda il potere di acquisto delle pensioni che in pochi anni è diminuito del 30%
  • si realizzi l’effettiva integrazione fra servizi sanitari e socio assistenziali
  • si definiscano i livelli essenziali di assistenza domiciliare, visto che si riducono gli ospedali e le giornate di degenza
  • si attui il massimo rigore e lotta agli sprechi nella gestione amministratriva
  • si renda effettiva la partecipazione delle Associazioni dei Pensionati alla definizione delle politiche sociali
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