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Martedì 11 dicembre, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Ministro della Salute Renato Balduzzi ha presentato la Relazione 2011 sullo stato sanitario del Paese. Mentre riportiamo i punti salienti del discorso introduttivo del Ministro, l’intervento integrale nonché la Relazione è consultabile sul sito del Ministero della Salute. 

La relazione è una fotografia in grado di offrire alla discussione pubblica sul Servizio sanitario nazionale una base sicura di dati validati e certificati, così da creare le premesse per un dibattito costruttivo, meno emozionale e più ragionato, sul suo stato attuale e sulle sue prospettive future. Il Servizio sanitario nazionale effettua ogni giorno centinaia di migliaia di atti sanitari e di prestazioni per i cittadini, attraverso le sue strutture pubbliche e con il concorso degli enti e delle strutture accreditati. Cito solo alcuni dati che riguardano le prestazioni più conosciute: nel 2011 abbiamo avuto circa 10 milioni di ricoveri ospedalieri, oltre 770 milioni di prestazioni di specialistica ambulatoriale e di laboratorio analisi, oltre 1 miliardo di confezioni di farmaci di classe A distribuite. La spesa complessiva è stata di 112,9 miliardi di euro, con un valore medio pro-capite pari a 1.862 euro, e un incremento percentuale dell’1,4% rispetto al 2010.

L’offerta dei servizi è vasta e variegata e comprende, tra l’altro, l’assistenza domiciliare, la salute mentale, la sorveglianza epidemiologica, i controlli di prevenzione, le vaccinazioni, la sanità veterinaria. I servizi di assistenza domiciliare, ad esempio, mostrano un incremento di attività e raggiungono il 4% degli anziani. Il Servizio sanitario nazionale si fa anche carico delle situazioni più rare e più complesse da trattare. Sono oltre 150.000 le segnalazioni ricevute dal registro nazionale delle malattie rare, con più di 500 diverse malattie rare diagnosticate (tra le cause più frequenti, le malformazioni e le malattie del sistema nervoso).

Nel settore dei trapianti, infine, il numero complessivo dei donatori di organi è stato nel 2011 di 1.319 persone, contro 1.301 dell’anno precedente (+1.4%); i donatori di cornee sono aumentati del 9% (oltre 7.300 donatori); per le cellule staminali emopoietiche il numero dei donatori iscritti al Registro Italiano ha superato i 400.000 (+3%). Nel 2012 la sanità italiana ha offerto un significativo contributo alle politiche adottate dal governo per l’uscita dalla crisi finanziaria ed economica che attraversa il nostro Paese. Lo ha fatto in condizioni di particolare difficoltà, per numerosi motivi.

In primo luogo, attraverso la compressione della dotazione delle risorse finanziarie del Servizio sanitario nazionale (Ssn). Per quanto sia stata significativa, la riduzione del finanziamento ha comunque preservato la funzione primaria del sistema sanitario di prevenire e temperare gli effetti della crisi sulle condizioni di salute della popolazione.

L’interruzione per il 2011-2012 del finanziamento del Fondo nazionale per la non autosufficienza, che si intende adesso rivitalizzare, non solo ha trasferito sul bilancio della sanità gli oneri per i servizi sociali ad elevata integrazione sanitaria, ma ha anche comportato ulteriori problemi all’organizzazione e al funzionamento della componente territoriale del Ssn svolta in collaborazione coi Comuni, su cui insiste particolarmente la nuova domanda di assistenza da parte delle categorie più vulnerabili, indotta dalla crisi economica. Ed è proprio per questo che intendiamo oggi rivitalizzare il Fondo.

Infine, non va dimenticato che il nostro Ssn ha affrontato la crisi con una dotazione di risorse in sanità inferiore a quella degli altri Paesi Ocse: i dati più recenti mostrano come la spesa sanitaria pubblica italiana sia cresciuta di appena lֵ,6% annuo, a fronte del 4% osservato nel complesso dei Paesi Ocse.

Sui problemi immediati posti dal doveroso contributo della sanità alle politiche di bilancio si sono innestate le esigenze di modernizzazione del sistema che la crisi economica ha semplicemente acuito e reso più manifeste e di più urgente soluzione. Tali esigenze sono state affrontate attraverso una “manutenzione straordinaria” per rivedere, riqualificare e riorganizzare il sistema assicurando l’invarianza dei servizi ai cittadini. Il cambiamento impresso alle politiche sanitarie nel rispetto dei principi fondamentali del Ssn si propone di  rendere il suo funzionamento più aderente alle trasformazioni sociali, alla nuova struttura della popolazione e ai cambiamenti dell’epidemiologia, migliorando al contempo la sua sostenibilità, per prevenire i futuri problemi di fabbisogno (da anni segnalati anche in sede Ocse e di recente ricordati dal Presidente del Consiglio) e renderlo più consonante con gli obiettivi di finanza pubblica.

I due pilastri su cui poggia questa trasformazione sono indicati dal decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95 convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135 (c.d. spending review), che stabilisce la revisione della rete ospedaliera sulla base di standard quali-quantitativi e dal decreto legge 13 settembre 2012, convertito dalla legge 8 novembre 2012 n. 189 (disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute), che riguarda tra l’altro la nuova configurazione dell’esercizio della medicina generale e dell’assistenza primaria sul territorio.

Gli orientamenti internazionali indicano che l’assistenza primaria ha un ruolo centrale nella prossimità ai cittadini e ai loro bisogni di salute, consentendo l’idonea risposta a molte condizioni cliniche, evitando il ricorso inappropriato al pronto soccorso e al ricovero ospedaliero. La riforma introdotta con il decreto-legge n. 158 stabilisce il potenziamento e l’organizzazione a rete dell’assistenza primaria, l’integrazione con il settore sociale anche in riferimento all’assistenza domiciliare e con i servizi ospedalieri nella fase sia pre- sia post-ricovero. Per quanto riguarda la medicina generale e la pediatria di libera scelta sono inoltre previste forme innovative di organizzazione quali i team multiprofessionali e multidisciplinari, caratterizzate da modalità proattive e centrate sulla persona, tali da garantire l’accesso ai servizi per tutto l’arco della giornata.

Gli ospedali italiani hanno una lunga tradizione storica e professionale e sono un patrimonio che non si può sottovalutare. Occorre però renderli più adeguati alle sfide della moderna medicina e più pronti alla prossima sfida europea di una sanità senza frontiere, assicurando la loro rispondenza a puntuali requisiti di accreditamento che garantiscano un’adeguata omogeneità di standard assistenziali fra le Regioni e la loro competitività rispetto agli altri Paesi. Il regolamento sugli standard ospedalieri, previsto dalla spending review, e l’Intesa Stato-Regioni sui requisiti di accreditamento delle strutture sanitarie sono indirizzati a questi scopi. L’obiettivo è di ridurre il numero di ospedali e di unità operative per realizzare contemporaneamente un’offerta assistenziale più qualificata e differenziata per intensità di cura, organizzata al proprio interno secondo modalità innovative e flessibili, più rispondente sia alle necessità dell’emergenza sia a quelle della riabilitazione e integrata in una rete di ospedali, dialoganti fra di loro, e con l’assistenza territoriale domiciliare e residenziale.

Le politiche per la salute sono uno dei settori a più alto tasso di innovazione tecnologica e organizzativa, che investe sia le prestazioni, i servizi erogati e i relativi processi di produzione, sia l’amministrazione e la gestione del sistema produttivo. Inoltre, il settore sanitario occupa principalmente personale ad alto livello di qualificazione professionale, prodotto di lunghi processi di formazione pre- e post-laurea e di un pressoché costante “apprendimento sul campo”.
Molte malattie sono causate da fattori ambientali, sociali, economici che impongono l’adozione di politiche intersettoriali nel campo del lavoro, dell’ambiente, della scuola. È cresciuta la consapevolezza del peso dei determinanti sociali e ambientali della salute,  spesso inestricabilmente intrecciati a quelli individuali e comportamentali.

Stiamo rafforzando le nostre collaborazioni con gli altri settori economici e sociali e dovremo ulteriormente insistere su questa strada per ridurre i rischi legati alla scorretta alimentazione, alla vita sedentaria, al gioco patologico, all’inquinamento ambientale (su alcuni di questi fattori di rischio è intervenuto il decreto-legge n. 158). Il Ssn è la “casa comune” per tutti i cittadini e per le persone presenti sul territorio nazionale. Questo principio di universalità del diritto di accesso alle prestazioni e ai servizi del Ssn è profondamente intrecciato sia con il principio di trasparenza nella valutazione dei suoi risultati e nell’individuazione dei suoi dirigenti più capaci, sia con il principio di legalità nello svolgimento scrupoloso dei procedimenti amministrativi. È necessario che tutti sappiamo rendere conto dei risultati ottenuti, dell’uso appropriato ed efficiente delle risorse affidate, dell’autonomia e del disinteresse con cui sono prese le decisioni.

Il Ministero nella cui sede ci troviamo è chiamato dalla vigente legislazione italiana ed europea a compiti sempre più impegnativi all’interno del Servizio sanitario nazionale, proprio al fine di coniugare autonomia e responsabilità, regionalizzazione e tutela uniforme del diritto alla salute. A nome del Ministero della Salute, ma sicuro di interpretare il sentimento della stragrande maggioranza del popolo italiano, Le voglio esprimere, signor Presidente della Repubblica, tutta la nostra affettuosa gratitudine.”

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