L’alimentazione nell’età evolutiva

L’infanzia e l’adolescenza rappresentano i momenti fondamentali dello sviluppo psico-fisico dell’individuo e tra i fattori che condizionano questo sviluppo, l’alimentazione copre un ruolo essenziale. L’infanzia rappresenta però anche l’età più fragile perchè maggiormente esposta ai modelli di consumo presentati dalla pubblicità commerciale e dai media, in un’età in cui i gusti e le abitudini non ancora consolidate sono in via di maturazione. I potenziali effetti della pubblicità televisiva nel promuovere conoscenze, atteggiamenti e comportamenti sta destando notevole preoccupazione non solo per l’eccessiva esposizione dei bambini a questo mezzo, ma soprattutto per l’incongruenza delle informazioni trasmesse attraverso gli spot televisivi, rispetto alle più recenti raccomandazioni in materia di nutrizione e salute. Da qui la necessità di educare le nuove generazioni a scelte più consapevoli e modelli di comportamento più sani. L’educazione alimentare non può non coinvolgere le famiglie: gli errori infatti, spesso cominciano a casa, in primo luogo quello di saltare la colazione, situazione troppo frequente nei bambini e nei ragazzi. La prima colazione è invece fondamentale per impostare correttamente l’alimentazione e mettere l’organismo nelle condizioni migliori per affrontare gli impegni della giornata, dopo il lungo digiuno notturno.

Deve rappresentare un vero e proprio pasto, poiché l’apporto di tutti i principi nutritivi è essenziale per avviare correttamente il sistema metabolico. Gli alimenti migliori cui rivolgersi per ottenere buoni risultati sono: latte, yogurt, pane, fette biscottate, biscotti, dolci fatti in casa, miele, marmellata, spremute o succhi di frutta. Nel caso di giovani in crescita e soprattutto se praticano intensa attività sportiva possono essere indicati anche alimenti a carattere proteico come uovo, prosciutto o formaggio. Studi condotti sul rendimento scolastico del bambino hanno evidenziato una diminuzione delle prestazioni intellettuali, in particolare della capacità di memorizzazione, in chi salta la prima colazione.

Essendo il primo pasto della giornata è anche quello che può aiutare a distribuire in modo corretto ed equilibrato le calorie durante tutta la giornata. In particolare un bambino che salta la prima colazione tenderà a consumare a spuntino merende abbondanti per tamponare un bisogno immediato di energia. L’effetto è quello di ottenere uno eccessivo apporto di calorie che non vengono smaltite se non accompagnate da una adeguata attività fisica. Inoltre un sovraccarico energetico durante gli spuntini può essere causa di digestione difficile e prolungata che può portare a stati di sonnolenza e torpore oltre che ad una minore capacità di concentrazione e prontezza di riflessi, in quanto il sangue, invece di alimentare a dovere le cellule nervose e cerebrali, viene richiamato dall’apparato digerente sovraccaricato di cibo.

Va quindi sottolineato che gli spuntini, che necessariamente devono essere previsti negli intervalli fra colazione e pranzo e fra pranzo e cena nell’alimentazione dei bambini, non possono essere concepiti come sostitutivi dei pasti: così quello della mattina non può sostituire la funzione della prima colazione. E’ da evitare inoltre l’uso frequente di merendine, snack e prodotti industriali in genere, ricchi di calorie, grassi soprattutto saturi, zuccheri e poveri di principi nutritivi importanti. Sono da preferire alimenti come latte, yogurt, frutta o, se consentito dal proprio fabbisogno energetico, panini con prosciutto o formaggio. I genitori devono inoltre assicurare un’alimentazione il più possibile variata, basata su prodotti freschi e di stagione, l’unica in grado di garantire il giusto apporto di tutte le sostanze nutritive di cui il bambino ha bisogno per la sua crescita e per un ottimale sviluppo psico-fisico. La loro dieta appare, spesso, troppo ricca di zuccheri raffinati, dolci, grassi e carne e povera, invece, di alimenti importanti come pesce, cereali, legumi e verdure.

Molto spesso l’alimentazione del bambino è costituita da fasi alterne di rifiuto di alcuni generi alimentari (comunemente verdura e frutta), e così i genitori rinunciano a presentare a tavola gli alimenti in questione poiché giudicati definitivamente non graditi. Se da un lato, l’eccessiva imposizione può risultare controproducente, dall’altra è pur vero che smettere di presentare sulla tavola i cibi in questione, non consente al bambino di superare il problema, anzi lo fortifica nel suo rifiuto. Sta alla mamma tentare di aggirare l’ostacolo usando fantasia e creatività nel modo di preparare e proporre determinati cibi, rendendoli più appetibili.

La situazione è più difficile nell’adolescenza quando il bisogno di affermare la propria identità anche attraverso il rifiuto dell’alimentazione familiare, comporta come conseguenza numerosi e frequenti errori, che possono sfociare in iperalimentazione o malnutrizione, se protratti nel tempo.

E’ importante perciò costruire un modello alimentare corretto fin dai primi anni di vita del bambino quando è più facile intervenire sui gusti e sulle abitudini. È importante rispettare anche i ritmi della nutrizione: orari dei pasti regolari e tempi adeguati per garantire una corretta masticazione e favorire la digestione. Il bambino è molto sensibile al clima familiare e all’ambiente in cui vengono consumati i pasti, per cui un atteggiamento di calma, pazienza, comprensione e di rispetto della sua “lentezza” lo aiutano a stabilire un rapporto sereno con il cibo, e ad evitare conflitti madre-bambino o problemi psicologici più gravi. La carta dei diritti dell’infanzia è basata soprattutto sul rispetto che l’adulto deve al bambino e l’alimentazione adeguata, anche nei tempi, fa parte di questo rispetto!

Dott.ssa Daniela Boccolucci - Biologo Nutrizionista Specialista in Scienza dell’Alimentazione
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