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A partire dal 2013 i datori di lavoro devono all’Inps un contributo per l’indennità di disoccupazione Aspi pari al 50% dell’importo erogato al proprio dipendente da parte dell’Istituto. Si tratta di un versamento previdenziale di 473 euro  per ogni 12 mensilità di anzianità e con il limite massimo di 3 anni. In sostanza, fino a 1.400 euro da versare. Questo anche nel caso di licenziamento per giusta causa. Salve solo le dimissioni.

Si riteneva che a tale adempimento fossero obbligati anche i datori di lavoro domestico per le colf o le badanti. Di qui la protesta delle Associazioni dei pensionati, tra cui l’Anap. Per i pensionati che si avvalgono di una colf o di una badante sarebbe stato, infatti, un ulteriore aggravio e di non poco conto. Che avrebbe peggiorato la loro già pesante situazione economica. E non si sarebbe favorita di certo l’emersione dal “nero” che in questo campo è elevatissima. Si stima infatti che siano circa 2 milioni le badanti non in regola.

Fortunatamente, a seguito delle proteste, è intervenuto il Ministro del Lavoro per precisare che i lavoratori domestici sono esclusi dalla normativa. Come Anap, prendiamo atto, con soddisfazione, di tale, opportuna, precisazione.

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Per colf e badanti non è dovuto il contributo di licenziamento Aspi fino a 1.400 euro. Opportuna la precisazione della Fornero
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