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Dopo il forte aumento del numero di lavoratori domestici del 2012 (+12,3% rispetto all’anno precedente) per effetto della sanatoria riguardante i lavoratori extracomunitari irregolari (D. Lgs. n.109 del 16 luglio 2012), continua – come sottolinea Teleborsa – anche nel 2018 il trend decrescente che ha interessato questo settore. Dalla composizione dei lavoratori per nazionalità emerge, tuttavia, che il calo ha interessato principalmente i lavoratori stranieri (che rappresentano il 71,4% del totale) mentre nel complesso dei lavoratori domestici, nel triennio 2016-2018 gli italiani mostrano un andamento decisamente crescente pari al +11,4%.

Per quanto riguarda il genere, in questa categoria, il peso delle donne ha raggiunto il valore massimo degli ultimi sei anni, pari all’88,4%. L’Europa dell’Est continua a essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici: 362.294, pari al 42,2% mentre le colf costituiscono nel 2018 il 53% del totale dei lavoratori. Il numero di badanti registra un lieve incremento (+1,5%), più elevato per i lavoratori di nazionalità italiana (+9,1%). Più della metà dei lavoratori domestici si concentra in LombardiaLazioEmilia Romagna e Toscana. Dal punto di vista della retribuzione nel 2018 la maggior parte dei lavoratori domestici ha dichiarato un compenso compreso tra 1000 e 2000 euro (85.583 lavoratori pari al 10,0% del totale) mentre la retribuzione delle badanti (54.717 sui complessivi 402.413) guadagna dai 13.000 euro in su l’anno.

Se mettiamo a confronto questi dati con la ricerca “Il valore del lavoro domestico” condotta dall’Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico – DOMINA, in collaborazione con la Fondazione Leone Moressa che incrocia i dati dell’associazione con quelli di Inps e Istat, a fine 2017 i lavoratori domestici regolarmente assunti dalle famiglie italiane sono circa 865 mila, con una lieve prevalenza di colf (54,4%) rispetto alle badanti (45,6%).

  • Pur essendo in grado di affermare che il numero complessivo dei lavoratori domestici in Italia è di circa 2 milioni (con una componente irregolare vicina al 60%), in questa analisi sono trattati solo i lavoratori regolari. Le donne sono in netta maggioranza (88,3%) rispetto agli uomini. L’età media del lavoratore domestico è 48 anni e nella maggioranza dei casi è assunto da meno di un anno.
  • Nazionalità lavoratori domestici: Per quanto riguarda la nazionalità, gli stranieri rappresentano il 73,1% del totale, anche se negli ultimi anni sono aumentati gli italiani. La componente più significativa è quella dell’Est Europa (43,8% del totale). Nelle regioni del Sud probabilmente per le minori possibilità di lavoro, la componente italiana è maggiore e questo si riflette anche su un’età anagrafica del lavoratore che risulta leggermente più bassa.
  • Spesa annua delle famiglie italiane datori di lavoro domestico: Complessivamente, nel 2017 le famiglie italiane hanno speso 6,9 miliardi di euro per la retribuzione dei lavoratori domestici (stipendio, contributi, TFR). Ciò significa che, mediamente, ogni lavoratore domestico ha percepito circa 6.500 euro annui, evidentemente variabili di molto a seconda delle ore lavorate e del tipo di servizio.
  • Scenari futuri: Infine, osservando gli scenari demografici Istat, possiamo ipotizzare che nel 2050 aumenterà significativamente il fabbisogno di lavoratori domestici, in particolare babysitter e badanti: rispetto al 2017, infatti, anziani (over 80) e bambini (0-14 anni) rappresenteranno un quarto della popolazione (rispettivamente 13,6% e 12,0%).
  • Di fronte a questi dati, l’Anap non può che ribadire tre cose:
    • Che le famiglie italiane si trovano sempre di più in difficoltà in presenza di situazioni familiari critiche
    • Che il fenomeno del sommerso è di conseguenza assai elevato
    • Che si dovrebbero adottare provvedimenti volti a sostenere le famiglie che si trovano in tali situazioni attraverso interventi mirati e agevolazioni maggiori di quelle attualmente previste
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Colf e badanti in calo. Aumentano quelle di nazionalità italiana. I dati dell'Inps
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