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Pubblicato sul “Journal of the American College of Cardiology“, la più importante rivista scientifica di ricerche mediche che ha per focus cuore e apparato cardiovascolare, lo studio di un team di ricercatori medici geriatri dell’Università di Padova dimostra ancora una volta la necessità dell’attività fisica anche nell’anziano per prevenire malattie cardiovascolari. Fondamentali alimentazione corretta, più vitamina D, riabilitazione cardiaca e riduzione dei farmaci.

La ricerca, condotta su 3.099 anziani di età superiore ai 65 anni in un arco temporale di osservazione che va da uno a quattro anni, dimostra che l’infarto e le malattie cardiovascolari in soggetti oltre i 64 anni nascono dalla “fragilità” del paziente. Il soggetto che invecchia perde progressivamente le capacità fisiche tipiche dell’età giovanile: si muove meno, si affatica più facilmente, non è più in grado di svolgere le proprie attività con la stessa efficienza del giovane-adulto. Queste modificazioni indotte dall’invecchiamento vengono indicate appunto come “fragilità” dell’anziano.

Nel lavoro in questione – spiega Giuseppe Sergi, capofila della ricerca – abbiamo misurato la “pre-fragilità” (lo stato che precede la fragilità) e si è visto che i soggetti che presentano le caratteristiche della “pre-fragilità” sono più esposti a infarto, ictus e malattie cardiocircolatorie. In particolare le malattie osservate sono state patologie quali infarto miocardico, ictus cerebrale, scompenso cardiaco e mortalità cardiovascolare. La misura della “pre-fragilità” si è basata sul tempo impiegato a percorrere 4 metri a passo normale, la forza con la quale si stringe la mano, la quantità di attività fisica svolta come passatempo e la presenza di perdita di peso non intenzionale. Una riduzione della velocità del cammino è risultato il più importante predittore di malattie cardiovascolari durante i 4 anni di osservazione di questi oltre 3.099 anziani.

La ricerca dimostra quanto sia necessaria l’attività fisica anche nell’anziano, per prevenire le malattie cardiovascolari, suggerendo anche alcuni interventi mirati quali un’alimentazione corretta, un supplemento di vitamina D, la riabilitazione cardiaca e la riduzione dei farmaci.

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