Il Ministero della Salute e l’Istat, con la collaborazione della Croce Rossa Italiana hanno svolto, dal 25 maggio al 15 luglio scorso, un’indagine di sieroprevalenza dell’infezione da virus SARS-CoV-2 per capire quante persone nel nostro Paese avessero sviluppato gli anticorpi al nuovo coronavirus, anche in assenza di sintomi.
Per fare il test è stato selezionato un campione di 150mila persone residenti in 2mila Comuni, distribuite per sesso, attività e sei classi di età. Di queste, sono state 64.660 le persone che hanno acconsentito e si sono sottoposte al test. In caso di diagnosi positiva, all’interessato veniva fatto il tampone naso-faringeo per verificarne l’eventuale stato di contagiosità.
Attraverso l’indagine si sono ottenute informazioni necessarie per stimare, al di là dei dati sui contagiati da Coronavirus ufficialmente accertati, le dimensioni effettive e l’estensione dell’infezione nella popolazione, descrivendone la frequenza in relazione ad alcuni fattori quali il sesso, l’età, la regione di appartenenza, l’attività economica. Gli esiti dell’indagine, diffusi in forma anonima e aggregata, sono stati presentati il 3 agosto scorso nel corso della conferenza tenuta dal Ministro della Salute Roberto Speranza e potranno essere utilizzati anche per altri studi scientifici e per l’analisi comparata con altri Paesi europei.
Ebbene, come era facilmente prevedibile, i dati del contagio che sono stati rilevati interrogando la popolazione sono molto più alti rispetto a quelli ufficialmente accertati. Secondo la ricerca, in realtà sono un milione e 482mila le persone che sono state infettate dal virus, vale a dire il 2,5% dell’intera popolazione italiana.
Questo e gli altri dati emersi confermano che il virus è estremamente contagioso nonostante le misure di contenimento adottate dal governo e i comportamenti corretti dei cittadini abbiano limitato la diffusione del contagio, e che non bisogna abbassare la guardia, anche se i dati più recenti nel nostro Paese potrebbero far pensare ad una regressione della malattia.
Che cosa mostra il rapporto in modo più approfondito?
- Una forte differenza territoriale, che conferma la Lombardia al primo posto per numero di persone positive al virus (7,5%), mentre tutte le Regioni del Sud sono al di sotto dell’1%. Segue un gruppo di regioni del Centro Nord con sieroprevalenza intorno al 3%
- La sieroprevalenza più alta la troviamo nelle province di Bergamo con il 24% e di Cremona con il 19%
- I bambini da zero a cinque anni hanno una percentuale di sieroprevalenza dell’1,3 per cento, come probabile effetto della protezione dei familiari e autotutela
- Gli anziani da 85 anni in su risultano stati colpiti nella misura dell’1,8%, dato che evidenzia probabilmente l’uso più marcato di protezioni individuali e di rispetto del confinamento durante il lockdown
- I lavoratori della sanità risultano i più colpiti con differenze regionali
- La trasmissione intra-familiare è stata molto elevata, ma, se si adottano le misure di precauzione, il contagio non avviene, come è accaduto per il 60% della popolazione, che ha avuto familiari conviventi con Covid-19
- E’ molto elevata la presenza di asintomatici (27,3%), dato che sottolinea l’importanza di seguire le regole di prevenzione raccomandate
- Le persone con tre o più sintomi hanno avuto febbre (68,3%), perdita di gusto (60,3%), sindrome influenzale (56,6%), perdita di olfatto (54,6%), dolori muscolari (48,4%), tosse (48,1%), mal di testa (42,5%).
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