
"E’ da tempo che come Anap sosteniamo che la famiglia, soprattutto quella ove è presente un anziano, che rappresenta, come più volte detto, il primo ammortizzatore sociale, mostra segni di difficoltà essendo aumentato l'indebitamento ed essendosi ridotti sia i risparmi che la spesa. Un’ulteriore conferma viene ora dall'Istat. Secondo i dati dell'istituto, infatti, la propensione al risparmio delle famiglie si è attestata nel 2011 al 12%, livello che non si vedeva da ben 17 anni. Il risultato è in calo dello 0,7% rispetto al 2010. Nel solo quarto trimestre la propensione al risparmio si è attestata al 12,1%, lo 0,8% in meno rispetto al periodo ottobre-dicembre 2010. Ma quel che è peggio è che insieme alla propensione al risparmio scende anche il potere d’acquisto, che nel 2011 è diminuito dello 0,5% rispetto all'anno precedente."
Questa, in breve sintesi, la prima notizia. Cosa è cambiato da allora?
E’ cresciuto nel 2015 dell’1,5% in un anno il potere di acquisto delle famiglie. I dati Istat, che tengono conto anche dell’andamento dei prezzi, rilevano che nel terzo trimestre del 2015 è aumentato dell’1,4% rispetto al trimestre precedente e dell’1,3% sul terzo trimestre del 2014.
Inoltre la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 9,5%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 0,3 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2014.
I consumi delle famiglie, secondo il Cer, dopo la buona accelerazione del 2015 (+0,9 per cento), dovrebbero crescere ulteriormente dell’1,2 per cento nel 2016.
Cresce peraltro l'indebitamento delle famiglie italiane: ''In quattro anni, ha raggiunto +36,4%'. L'importo medio per ciascun nucleo è di circa 20mila euro.
Dati positivi dunque, tranne quelli dell’indebitamento. Ciò non toglie, tuttavia, che le famiglie si trovino ancora in stato di difficoltà tant’è che, secondo un rapporto recente, il 29% di esse sostiene di non essere riuscito nel 2015 a soddisfare i bisogni reali (mangiare, vestirsi, curarsi, pagare l'affitto o il mutuo, pagare le utenze, mandare i figli a scuola…). Ma molto dipende anche dal reddito disponibile: il 50% delle famiglie con un reddito netto disponibile fino a 1.500 euro mensili sostiene che i consumi sono inferiori alle reali necessità, mentre la quota scende al 23% tra i nuclei familiari che dispongono tra i 1.500 e i 2.500 euro netti al mese.
Costrette a risparmiare laddove possibile, le famiglie hanno effettuato i propri acquisti nei periodi in cui i prodotti erano in offerta o in saldo – l'80% dei nuclei familiari ha comprato prodotti in saldo o scontati, per un controvalore di circa 153 miliardi di euro –, su internet (18%) o prodotti usati da operatori economici (5%) e privati (2%).