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Rivalutazione delle pensioni: cosa cambia dopo la sentenza della Corte e la nuova iniziativa del Tribunale di Trento
Forte è stata la delusione dei pensionati per la sentenza della Corte Costituzionale di inizio anno che ha sancito che il “raffreddamento” della rivalutazione automatica delle pensioni per gli anni 2023 e 2024 è legittimo. Di conseguenza non è stato concesso alcun rimborso per i pensionati che hanno subito una riduzione sulla rivalutazione in quanto percepiscono una pensione superiore di quattro volte a quella minima.
La Corte Costituzionale
Ma un’altra speranza si è accesa. Infatti, su iniziativa del Tribunale di Trento, la Corte Costituzionale dovrà ora affrontare una questione del tutto nuova e cioè se sia corretta la perequazione automatica dei trattamenti pensionistici secondo le percentuali previste, ma calcolate con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi (cd. sistema a blocchi) anziché sulle distinte fasce di importo degli stessi trattamenti (cd. sistema a scaglioni).
Ma procediamo con ordine.
Sentenza Corte Costituzionale n. 19/2025
La Corte Costituzionale con questa sentenza ha stabilito, come detto, che il “raffreddamento” della rivalutazione automatica delle pensioni per gli anni 2023 e 2024 è legittimo non ritenendo irragionevole un adeguamento minore per le pensioni più elevate. Tuttavia, la Corte ha anche auspicato una maggiore stabilità e chiarezza normativa per il futuro.
In particolare, la Corte:
- ha giustificato la sua posizione affermando che non esiste un obbligo costituzionale di adeguare annualmente tutti i trattamenti pensionistici, a patto che la limitazione non sia irragionevole. La Corte ha osservato che le pensioni più elevate sono più “resistenti” all’erosione inflattiva.
- ha invitato il legislatore a creare una normativa più stabile e rigorosa in materia di rivalutazione pensionistica.
Ordinanza del Tribunale di Trento
Il Tribunale di Trento, con ordinanza del 30 giugno 2025, ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione della rivalutazione delle pensioni in rapporto al sistema adottato circa la riduzione delle stesse.
L’ordinanza del Tribunale di Trento chiede alla Corte Costituzionale di verificare se, ferme restando le aliquote decrescenti di rivalutazione, un sistema ragionevole sia quello di applicare diverse aliquote per ciascuna fascia di pensione ovvero quello di applicare una sola aliquota commisurata all’ammontare complessivo del trattamento quando esso si eleva al di sopra di una determinata soglia.
La Corte Costituzionale dovrà quindi ora affrontare una questione del tutto nuova e cioè se sia corretta la perequazione automatica dei trattamenti pensionistici secondo le percentuali ivi previste, ma calcolate con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi (cd. sistema a blocchi) anziché sulle distinte fasce di importo degli stessi trattamenti (cd. sistema a scaglioni).
Considerazioni finali
La questione della mancata piena rivalutazione delle pensioni si trascina oramai da troppo tempo.
Secondo un recente studio di Itinerari Previdenziali, la perdita per i pensionati interessati (quelli del cosiddetto “ceto medio”) è stata molto rilevante. Basti pensare che, sempre secondo tale studio, in trent’anni, le pensioni medio-alte hanno perso oltre un quarto del loro potere d’acquisto.
È giunto, a nostro avviso, il momento di lasciarsi alle spalle il passato ma di ridare a tutti i pensionati la possibilità di contrastare l’inflazione con il sistema della rivalutazione piena delle pensioni. Del resto, è la stessa Corte Costituzionale ad auspicare un cambiamento di rotta.
I pensionati non possono continuare a rappresentare, come più volte detto, un bancomat per le esigenze di bilancio dello Stato. Le condizioni generali del Paese sembra che ora lo permettano. L’impegno delle Organizzazioni dei pensionati, come l’Anap, non mancherà di certo perché sia fatta, una buona volta, giustizia!
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