Nel 2020 in Italia la temperatura media ha avuto un incremento maggiore che in tutta Europa e il nostro Paese è considerato un’area che continua a surriscaldarsi più velocemente della media globale. Tutto ciò ha un impatto allarmante sulla salute pubblica.
È uno dei dati contenuti nel dossier “Il cambiamento climatico in Italia. Lo scenario italiano alla luce del documento Climate Change Is A Healt Crisis”, realizzato dall’Italian Institute for Planetary Health (IIPH) insieme all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Lo studio, presentato nei giorni scorsi nel corso di un evento online, arriva proprio in un momento di emergenza e di grande disagio per le persone a causa delle ondate di calore estremo, ormai continuative, con punte di oltre 40 gradi nelle principali metropoli europee, con gli incendi che stanno devastando vaste aree boschive e con una delle più gravi crisi idriche.
La ricerca evidenzia con particolare efficacia come l’impatto dei cambiamenti climatici sia fortemente dannoso per la salute e il benessere umano, soprattutto in Italia. I numeri sono infatti allarmati e sono confermati anche dal dato sempre più preoccupante legato alle vittime per i disastri climatici, che in Europa ha superato il numero di 650mila casi negli ultimi 50 anni, tra cui moltissimi anziani. Dati che hanno appunto spinto gli esperti della sanità a lanciare un allarme alle Istituzioni.
In Italia gli scenari sono da allarme rosso, in quanto siamo il Paese che sta pagando il prezzo più alto di questi cambiamenti climatici. Nel 2021, infatti, in Italia sono stati registrati 1.422 incendi, il numero più alto nei Paesi in area Ocse e, dopo la Turchia, e il nostro è stato il secondo Paese per superficie bruciata con ben 159.537 ettari, che costituisce numericamente il dato più alto registrato nell’ultimo decennio.
E siamo sempre ai primi posti se guardiamo alle ondate di calore. Nel 2020, infatti, l’Italia ha segnato uno degli incrementi di temperatura maggiori in tutta Europa, con +1,54 °C rispetto alla media del periodo 1961-1990, e il surriscaldamento progredisce più velocemente rispetto alla media degli altri Paesi.
Insomma, in Italia avanza la desertificazione, fenomeno alquanto evidente se si osserva l’abbassamento dei livelli dei laghi, le secche dei nostri fiumi, le nostre terre riarse e la difficoltà di irrigare i nostri campi, soprattutto in Pianura Padana, con conseguenti danni alla nostra agricoltura e all’economia globale.
Ma il cambiamento climatico sta danneggiando anche la salute delle persone. Pensiamo solo che le malattie sensibili al clima comprendono circa il 70% dei decessi globali, di cui quelle cardiovascolari costituiscono la percentuale maggiore (il 32,8%). Ma la cosa più grave è che l’impatto del cambiamento climatico sulla salute è in via di peggioramento e colpisce in modo schiacciante le comunità svantaggiate ed emarginate, i soggetti deboli, gli anziani, aggravando disuguaglianze sanitarie già esistenti.
Senza contare che il surriscaldamento porta nuove malattie infettive ed epidemie. Basta guardare a quei patogeni che si sono introdotti in un ambiente così favorevole riuscendo a trasmettersi da un ospite all’altro fino a causare un focolaio o una vera e propria epidemia, come è il caso del virus trasmesso dalla zanzara tigre o quello trasmesso dalla zanzara comune notturna, che è arrivato con gli uccelli migratori dall’Africa ed è emerso con focolai negli animali e poi nell’uomo nel 2008, per poi non lasciarci più, trovando in loco condizioni ideali per la sua sopravvivenza.
Non solo, il clima causa anche effetti sulla salute mentale. Uno studio condotto in Italia sulla popolazione residente nell’hinterland bolognese ha mostrato che per ogni grado centigrado sopra i 24 °C, la mortalità tra le persone senza disturbi mentali è aumentata dell’1,9%, mentre tra gli utenti dei servizi di salute mentale, la mortalità è aumentata del 5,5%.
Bisogna quindi agire con rapidità attuando una veloce e decisa riduzione delle emissioni ed una strategia di risposta al cambiamento basata sulle evidenze scientifiche in modo da diminuire notevolmente i futuri rischi per la salute, anche perché i benefici per la salute superano di gran lunga i costi delle azioni volte al miglioramento del clima. Occorrono strategie ben progettate per la riduzione delle emissioni di gas serra e per il rafforzamento della resilienza al cambiamento climatico, agendo su acqua, aria e suolo più puliti, sul miglioramento della salute mentale, sulle comunità più attive e resilienti, su diete più sane.
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