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Dopo i dati del Censis sulla Sanità in Italia arrivano quelli dell’Ocse. Tutti e due davvero sconfortanti. Non si comprende quindi l’ottimismo manifestato dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin nella conferenza stampa che si è tenuta il 4 novembre alla Presidenza del Consiglio al termine dell’incontro con Governo-Regioni sulla Legge di stabilità.

“E’ stato un incontro estremamente positivo – ha detto il Ministro – perché è stato condiviso un metodo che è il metodo del Patto della Salute. Se c’era bisogno l’abbiamo ribadito. Quest’anno abbiamo un miliardo e trecento milioni in più rispetto allo scorso anno e dobbiamo fare in modo che produca valore e che le Regioni possano utilizzarlo nel modo migliore”.

Peccato che l’incremento del Fondo, inferiore peraltro a quello programmato, non consenta a gran parte di italiani di curarsi ovvero di curarsi a proprie spese!

Ma veniamo al documento Ocse.

“Uno sguardo alla Sanità 2015”: così si intitola il rapporto dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che fotografa il recente andamento dei sistemi sanitari dei maggiori Paesi avanzati ed emergenti. Un’analisi da cui emerge che in Italia la spesa sanitaria pro-capite è diminuita del 3,5% in termini reali nel 2013 (terzo calo consecutivo), con i dati preliminari del 2014 che indicano un’ulteriore riduzione dello 0,4%.

In particolare, l’andamento della spesa sanitaria del nostro Paese risulta avere una tendenza opposta rispetto alla media Ocse, che risulta rispettivamente del +0,9% nel 2013 e del +1,3% nel 2014. Trend confermato anche dai dati del periodo 2009-2013, in cui la spesa per la salute in Italia risulta calata dell’1,6% medio annuo contro l’aumento medio dello 0,6% Ocse. La nostra spesa sanitaria dunque “resta inferiore ai livelli precedenti la crisi economica e ampiamente al di sotto della spesa di altri Paesi Ocse ad alto reddito”.

L’Ocse rileva poi che la riduzione della spesa sanitaria nel nostro Paese è stata anche in parte il risultato di tagli alla spesa farmaceutica, con quella pro capite pari a 572 dollari nel 2013 (e comunque superiore alla media Ocse di 515 dollari). In particolare, la spesa pubblica in farmaci risulta calata dell’1,4% medio annuo tra il 2005 e il 2009 e del 3,9% annuo tra il 2009 e il 2013. Con le misure di riduzione della spesa che hanno tra l’altro fatto quadruplicare dagli anni 2000 la quota di mercato dei meno cari farmaci generici, la cui penetrazione rimane tuttavia relativamente bassa in Italia, essendo pari al 19% del mercato farmaceutico totale in volume nel 2013 contro una media Ocse del 48% e l’11% in valore (24% Ocse).

Se si spende di meno per curarsi non significa che gli italiani stanno bene in salute: dal punto di vista dell’aspettativa di vita, infatti, con 82,8 anni nel 2013 l’Italia si colloca al quarto posto nell’area Ocse, ma gli indicatori di salute all’età di 65 anni sono peggiori di quelli in altri paesi Ocse. Soprattutto, l’aspettativa di vita in buona salute all’età di 65 anni in Italia è tra le più basse nei paesi Ocse (sestultima sui 34 Paesi), con 7 anni senza disabilità per le donne e circa 8 anni per gli uomini. E a peggiorare il tutto, vi è da dire che l’offerta di assistenza di lungo termine agli anziani è inferiore rispetto alla maggior parte dei paesi Ocse.

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