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Sono 400 mila gli anziani che si sono trasferiti in altri Paesi, meno cari dell’Italia. Di essi circa 270 mila percepiscono una pensione che va da 650 a 1.000 euro, mentre i rimanenti un importo che oscilla fra 1.000 e 1.500.  E’ per questo che si parla sempre più spesso di “nonni in fuga”.

Ma perché si preferisce l’estero? ​Le ragioni sono molte: clima mite, tranquillità, contatto con la natura. Ma soprattutto economiche: c’è chi vorrebbe finalmente fare la vita da nababbo, avendo tanto tempo a disposizione, chi più modestamente è alla ricerca di costi più sostenibili per poter vivere decorosamente ovvero per poter sostenere le cure sanitarie di cui ha bisogno in misura crescente con l’avanzare dell’età. Già molti vanno all’estero a curarsi e la loro percentuale è cresciuta del 20 per cento negli ultimi 5 anni.

Quali le mete di questa diaspora? Gli ultimi dati Inps disponibili ci dicono che il 75 per cento della popolazione anziana preferisce restare in Europa: dopo le Canarie vengono Grecia e Cipro, altri due Paesi a basso costo della vita e clima mite. Le altre località preferito sono Marocco e Tunisia in Africa, Thailandia e Filippine in Asia, Repubblica Domenicana e Costarica in America. Sono tutti Paesi dove con 1.000 euro al mese si vive da nababbi e con 700 euro (l’attuale media nazionale) si riesce a fare una vita agevole, magari potendo disporre anche di una badante, inarrivabile per la maggioranza dei pensionati.

In un recente editoriale sul Messaggero, Romano Prodi, commentando questo fenomeno, ha sottolineato come l’Italia abbia perso una grande occasione. Pur essendo un Paese climaticamente migliore degli altri (in particolare la Sicilia) non ha mai sviluppato una politica volta ad “attrarre” i pensionati degli altri Stati. Ma perché non cominciamo ora in modo da “bilanciare” le uscite con le entrate?

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Sempre più i pensionati italiani vanno all’estero
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