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Servizio Sanitario Nazionale: i bisogni crescono più in fretta delle risorse. Il Rapporto OASI 2025
A seguito dell’andamento demografico, vale a dire: meno nascite (–26% rispetto al 2014) e più anziani (negli ultimi vent’anni gli over 65 sono aumentati oltre 3 milioni e la speranza di vita ha raggiunto 83,4 anni) e a seguito della prevista riduzione della forza lavoro di quasi un terzo entro il 2050 (con conseguenze dirette sia sul gettito fiscale sia sulla disponibilità di professionisti sanitari) in Italia i bisogni dei cittadini in campo sanitario crescono e continueranno a crescere più in fretta delle risorse messe a disposizione dallo Stato.
Parte da queste premesse il Rapporto OASI 2025 presentato di recente dal Centro di Ricerche sulla gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (CeRGAS) della SDA Bocconi School of Management.
Le criticità del Servizio Sanitario Nazionale secondo il Rapporto OASI 2025
Il Rapporto indica quattro criticità del Ssn:
- le prescrizioni superano la capacità del sistema di erogarle;
- la non autosufficienza cresce più del sistema che dovrebbe sostenerla;
- le persistenti disuguaglianze territoriali;
- l’utilizzo dei servizi sanitari in modo diverso e ingiustificato tra Regioni e persino all’interno delle stesse.
Oltre alle criticità, il Rapporto Oasi si sofferma sulle prospettive del Ssn. Al riguardo, si deve puntare non tanto sull’aumento del finanziamento pubblico o sulla lotta agli sprechi, quanto piuttosto sulle decisioni necessarie da prendere, ridefinendo le priorità. In particolare, il management pubblico deve essere capace non solo di amministrare, ma di guidare cambiamenti difficili, negoziando consensi e conflitti per offrire la migliore assistenza possibile con i limiti anche necessari.
Il responsabile scientifico del Rapporto, Francesco Longo, dal canto suo, ha precisato (come riportato dal Sole 24Ore) che il Ssn deve condurre una profonda riallocazione di risorse per conseguire vera efficienza e sostenibilità, meno piccoli ospedali poco sicuri e costosi, concentrazione dei reparti, più efficienza nei grandi ospedali.
Dall’altro, chi ha un bisogno più intenso, urgente e complesso deve essere tutelato prima; bisogna definire quale intensità di servizi offrire; quali percorsi di informazione e accompagnamento per chi prioritario non è; come integrare spesa pubblica e privata”. Sono “le condizioni imprescindibili” per rendere sostenibile l’universalismo del sistema e assicurare che pazienti cronici e fragili non restino indietro”.
La posizione dell’ANAP sulla necessaria revisione del Servizio Sanitario Nazionale
A prescindere dalla condivisione o meno delle tesi sostenute dal Rapporto, secondo l’Anap, il tema della revisione del Servizio Sanitario Nazionale si impone.
La Sanità è uno dei pilastri del nostro sistema sociale. Ed i suoi principi fondamentali restano sempre validi e non possono essere messi in discussione: l’universalità, l’equità e uguaglianza, la globalità e la solidarietà fiscale.
Ma l’evoluzione demografica richiamata dal Rapporto (e dovuta, in parte, proprio dall’efficienza della nostra Sanità) e le difficoltà che incontrano i cittadini per usufruire dei servizi impongono, come detto, una revisione non parcellizzata ma “globale”. A cominciare proprio dalle risorse (in Italia il rapporto finanziamento/Pil è inferiore alla media europea), e dagli sprechi (basta riandare a leggere quello che sosteneva Raffaele Cantone quando era responsabile della Spending Review) per finire all’organizzazione territoriale (è sufficiente notare, in proposito, che le Case di Comunità, istituite con D.M. 76/22 ne sono state aperte finora solo 660 rispetto alle 1038 previste dal PNNR ) e alla responsabilità di tutti i soggetti (manager pubblici, personale sanitario e gli stessi cittadini).
C’è da augurarsi che il Governo valuti l’opportunità di convocare una sorta di “Stati Generali” su questo tema coinvolgendo tutte le parti interessate, tra cui, ovviamente, le Organizzazioni rappresentative dei pensionati.
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