L’alimentazione, soprattutto nella terza età, rimane uno dei fattori più importanti sia per il mantenimento del benessere dell’organismo, sia per la prevenzione di malattie ed eventi svaforevoli. L’alimentazione gioca quindi un ruolo chiave sia nel rallentare i processi di senescenza, sia a prevenire il rischio legato a quelli che chiamiamo "fattori modificabili".
Ad esempio (vedi "Il rischio nell’anziano") l’ipercolesterolemia, ossia un valore di colesterolo nel sangue superiore a quello considerato normale, è addirittura al terzo posto tra i fattori favorenti l’insorgenza delle malattie cardiovascolari (infarto, ictus, etc.). Ciò assume valenza ancor maggiore se all’ipercolesterolemia si associa sovrappeso. Al contrario un ruolo protettivo è riconosciuto alle sostanze cosiddette "antiossidanti", che, impedendo l'ossidazione delle molecole dell'organismo, rallentano i processi di invecchiamento ed aumentano la capacità di "riparare", a livello cellulare, quei danni che contribuiscono all’insorgenza delle neoplasie e delle malattie degenerative. Da queste, ed altre considerazioni, è possibile trarre una seria di accorgimenti atti a preservare il nostro organismo, a tutte le età, dai più comuni rischi legati ad una errata alimentazione.
- Diminuire l’apporto totale di calorie, soprattutto se si è in evidente sovrappeso, e fare attenzione alla composizione della propria dieta.
Il sovrappeso, assieme all'aumento del colesterolo nel sangue, rappresenta uno dei fattori di rischio più importanti e nel contempo maggiormente modificabili. Al fine di mantenere un peso accettabile è utile, oltre a diminuire l’apporto calorico totale, fare attenzione alla composizione della propria dieta: infatti spesso il dietologo si trova di fronte a pazienti che asseriscono di non riuscire a controllare il proprio peso nonostante le limitazioni che già spontaneamente si sono imposti.
Qualora non ci si trovi di fronte a casi, peraltro rari, di disfunzioni ormonali e metaboliche o di problematiche legate all’assunzione di farmaci, sicuramente la soluzione si trova nella errata distribuzione degli alimenti all’interno del proprio schema alimentare: l’errore più frequente consiste nella eccessiva introduzione degli zuccheri (carboidrati), che sono contenuti, sotto forma di molecole più o meno complesse, in pane, pasta, frutta, bevande, dolci nonchè nel comune zucchero di barbabietola o di canna. L’eccessivo apporto di zuccheri porta ad un esubero della quantità necessaria alle funzioni organiche (produzione di energia e calore, funzionamento del cervello), ed al loro accumulo sotto forma di tessuto adiposo (grasso). La quantità di zuccheri non dovrebbe comunque superare il 60%-65% dell’apporto calorico totale. Ciò è ancor più indispensabile nei soggetti con conclamata intolleranza ai glucidi (diabete) o nei soggetti a rischio (Per approfondimenti: "Il rischio nell’anziano").
Frequentemente il problema è invece legato all’eccessiva introduzione di grassi (lipidi): tali sostanze sono contenute in formaggi, salumi, burro, olii vegetali, dolci e carni grasse.
I grassi hanno la caratteristica di contenere molte calorie in quantità di alimenti relativamente piccole (9 calorie per grammo contro le 4 calorie di zuccheri e proteini): basti pensare che 20 grammi di burro contengono le stesse calorie di 100 grammi di carne di vitello. Bisogna quindi fare attenzione, dal punto di vista del calcolo delle calorie; anche agli alimenti utilizzati come condimenti. E’ chiaro che il contemporaneo eccessivo apporto di zuccheri e grassi, sia ancor più determinante allo sviluppo del sovrappeso e delle problematiche ad esso connesse. La quantità di grassi non dovrebbe comunque superare il 30% dell’apporto calorico totale. Per la prevenzione del rischio legato alle malattie cardiovascolari, sarebbe buona norma che la quota di grassi non sia superiore al 25%: ciò porta automaticamente, nei nostri comuni regimi alimentari, ad una automatica riduzione dell’introduzione di colesterolo.
- Diminuire l’apporto di cibi ad alto contenuto di colesterolo
L’aumento del colesterolo nel sangue al di sopra dei valori normali (per approfondimenti vai alla voce "colesterolo" in Analisiweb) si definisce ipercolesterolemia:
l’ipercolesterolemia è al terzo posto tra i fattori di rischio modificabili per lo sviluppo di malattie cardiovascolari (per approfondimenti vedi "Il rischio nell’anziano"). I cibi a maggior contenuto di colesterolo sono i formaggi grassi, il burro, le uova, le carni grasse, i salumi ed i crostacei. E’ giusto ricordare che non tutti i grassi (che comunque svolgono ruoli nell’organismo importantissimi ruoli strutturali, dall’integrità membrane cellulari al corretto funzionamento del sistema nervoso solo per citarne alcuni) sono ugualmente pericolosi: infatti i grassi denominati saturi (contenuti in burro, salumi, formaggi grassi etc) tendono ad aumentare il livello di colesterolo totale e soprattutto di quella sua frazione che si lega lle proteini denominate LDL (colesterolo LDL o "colesterolo cattivo"), direttamente legata allo sviluppo delle malattie cardiovascolari. Invece i grassi denominati "insaturi" (contenuti nell’olio di oliva e nell’olio di semi) tendono a diminuire il livello di colesterolemia totale ed aumentano quella frazione del colesterolo che nel sangue è legata alle proteine HDL (colesterolo HDL o "colesterolo buono"), che svolgono invece un ruolo protettivo sul sistema circolatorio. E’ essenziale ricordare che dopo una cottura a temperature superiori a 170°, i grassi insaturi (olio di oliva e di semi) si comportano esattamente come gli insaturi. Da qui la raccomandazione di consumarli a crudo.
Diminuire il consumo di sale: il consumo di sale (cloruro di sodio) è da ritenersi un fattore strettamente legato all’aumento della pressione sanguigna che, come è noto, rappresenta uno dei fattori modificabili di rischio più importanti (per approfondimenti vedi "Il rischio nell’anziano"). E’ consigliabile pertanto diminuirne l’uso come condimento e l’utilizzo di alimenti (insaccati, cibi in scatola, salumi) che ne contengono alte quantità.
- Aumentare il consumo di frutte e verdure: il ruolo delle fibre e degli antiossidanti.
La frutta (in particolare gli agrumi e le fragole) e le verdure (in particolare cavoli e spinaci) sono ricche di vitamina C ed altre sostanze antiossidanti: talei sostanze svolgono una funzione di protezione delle cellule del corpo umano, rallentando l’invecchiamento e proteggendoci dai tumori. Frutta e verdura contengono anche elevate quantità di fibre, che oltre a regolarizzare l’attività intestinale, regolano il rilascio degli zuccheri a tale livello e svolgono un ruolo protettivo nei confronti di diverse malattie dell’apparato digerente.