Dermatite Seborroica

Dermatologia

La Dermatite Seborroica è probabilmente una delle più comuni patologie cutanee e colpisce dall’1 al 3% della popolazione nazionale, indifferentemente in entrambi i sessi, manifestandosi con lieve prevalenza in quello maschile. È una dermatite eritemato-desquamativa che interessa spesso il cuoio capelluto, anche se può coinvolgere altre regioni anatomiche quali le ali del naso, la regione presternalee talvolta i padiglioni retroauricolari. Predilige due fasce d’età. Quella neonatale, riscontrabile, però, solo entro i primi tre mesi di vita, la cui prognosi è favorevole in quanto regredisce spontaneamente, e quella tra i 16 e i 40 anni, nell’età adulta che, invece, può avere andamento cronicizzate e recidivante.

Dermatite seborroica e forfora

Pitiriasi serra o forfora, pruriginosa e caratterizzata da piccole squame biancastre spesso reperibili anche sugli indumenti, che può interessare zone più o meno ampie del capillizzio. Pitiriasi steadoide, non pruriginosa e caratterizzata da chiazze arrossate debordanti dal cuoio capelluto coperte di squame di aspetto untuoso non aderenti.

Si manifesta selettivamente nelle aree cutanee dove le ghiandole sebacee sono più presenti. Nell’eziologia di questa dermatite non viene presa in considerazione una singola causa scatenante bensì una serie di concause. È certo che un iperfunionalità di queste ghiandole, scatenata da fattori diversi: genetici, ormonali e metabolici concorre fortemente al perdurare della patologia. Essendo più frequente tra i giovani adulti e comparendo la prima volta, in forma attenuata, in periodi di particolare stress emotivo sono considerati con attenzione gli stati ansiosi. Un dato curioso da citare, infatti, è che aumentò la sua incidenza clinica durante le due guerre mondiali. Peraltro, i fattori climatici (incidenza maggiore in inverno), i fattori alimentari (alcoolismo), l’immunodepressione, ecc.., sono anch’esse condizioni favorenti l’evoluzione della dermatite seborroica in soggetti predisposti.

Sebbene per le manifestazioni infiammatorie il principale causale è il pityrosporum ovale, un’ospite abituale della cute sana, che si attiva patologicamente tra le squame cornee associate all’eruzione dell’eczema seborroico. Prima di adottare un trattamento terapeutico è bene tenere in considerazione da parte dello specialista tutte queste concause, riservando alle diverse fasi infiammatorie e pruriginose della malattia limitati periodi di applicazione degli specifici farmaci.

Molte persone confondono la dermatite seborroica con la psoriasi, poiché entrambe le condizioni possono causare desquamazione, prurito e infiammazione cutanea, specialmente sul cuoio capelluto. Tuttavia, la psoriasi tende a provocare placche più spesse e ben definite, mentre la dermatite seborroica si manifesta con squame giallastre e untuose. Conoscere le differenze aiuta a scegliere il trattamento più efficace per ridurre i sintomi e migliorare la salute della pelle.

La stessa confusione accade con la Dermatite atopica perchè in entrambe le condizioni, la dermatite seborroica e la dermatite atopica, sono caratterizzate da infiammazione della pelle e prurito, ma hanno cause differenti.

Sebbene la dermatite seborroica sia caratterizzata da un’eccessiva produzione di sebo, alcuni trattamenti antifungini o detergenti aggressivi possono alterare la barriera cutanea e causare xerosi cutanea. Questo può portare a desquamazione, prurito e un maggiore senso di fastidio sulla pelle, rendendo necessario l’uso di prodotti idratanti specifici. Mantenere un equilibrio tra trattamento e idratazione è essenziale per evitare un peggioramento dei sintomi.

Shampoo e rimedi naturali

Possono essere utilizzati, per il cuoio capelluto, shampoo che contengono ketoconazolo; zincopiritone, octopirox, per citarne alcuni e nelle forme aggressive trovano indicazione l’isotretinoina, a posologia bassa per periodi che vanno dai tre ai cinque mesi, e lozioni antibiotiche nelle forme complicate da infezioni cutanee.

Attualmente, si fa anche riferimento a sostanze naturali, come la cucurbita, lo zinco, l’estratto di enottera e la biotina, condensate in terapie convenzionali, hanno un ottimo effetto sinergico. I raggi UV determinano un miglioramento del sebo in eccesso. Ma esposizioni prolungate al pole possono invece determinare un effettocontrario intaccando il film idrolipidico che riveste la pelle, alterandone l’equilibrio. Per cui è bene programmare un esposizione solare con adeguati filtri protettivi durante la giornata. Ed evitando soprattutto detersioni frequenti con saponi aggressivi della pelle del viso e del corpo che determinerebbero lo stesso effetto indesiderato.

Dott. Bruno Mandalari – Specialista in dermatologia – Ospedale S. Raffaele Milano