Nell’aprile scorso il Governo Gentiloni, in carica per gli affari correnti in attesa della nomina del nuovo Governo scaturito dalle elezioni del 4 marzo 2018, aveva approvato un Documento di Economia e Finanza (DEF) provvisorio che non contemplava impegni programmatici per il futuro, ma si limitava alla descrizione dell’evoluzione economico-finanziaria e all’aggiornamento delle previsioni macroeconomiche a legislazione allora vigente.
Il Governo Conte, che nel frattempo si era costituito, nel corso del dibattito parlamentare sul DEF, nel mese di giugno, aveva successivamente approvato una risoluzione di maggioranza in cui si impegnava a rivedere il documento in fase di aggiornamento dello stesso a settembre sulla base del proprio programma, poi chiamato “contratto di governo”.
Nei giorni scorsi la Nota di aggiornamento del DEF 2018 è stata approvata dal Consiglio dei Ministri e successivamente inviata al Parlamento italiano, che è chiamato ad esprimersi con un voto su una risoluzione che dà il via libera alle misure programmatiche indicate dall’Esecutivo.
Alla Commissione Europea va presentato, entro il 15 ottobre, il progetto di Documento programmatico di bilancio con i saldi di finanza pubblica e le misure che saranno contenute, poi, nel testo del disegno di Legge di Bilancio. La Commissione Ue, qualora riscontrasse gravi ed evidenti violazioni delle regole del Patto di stabilità, ha due settimane di tempo per rispedirlo indietro chiedendo al Parlamento immediate modifiche.
Entro il 20 ottobre il Disegno di legge di Bilancio dovrà essere presentato in Parlamento. Da quel momento inizierà l’iter parlamentare del provvedimento con la presentazione e la discussione degli emendamenti. L’iter parlamentare dovrà concludersi con l’approvazione definitiva entro fine anno.
Entro il 30 novembre la Commissione UE dovrà pubblicare il suo giudizio sulla legge di bilancio, che analizza nel dettaglio la situazione dei conti pubblici. Nel giudizio Bruxelles indicherà quale e quanto scostamento ci sarà dagli obiettivi di risanamento concordati e potrebbe indicare la necessità di una ulteriore manovra correttiva per rispettare le regole.
Abbiamo voluto ricordare queste procedure, che valgono ovviamente per il nostro come per altri Paesi, in quanto il DEF del Governo Conte presenta rilevanti scostamenti dagli obiettivi di finanza pubblica prima concordati.
Quadro macroeconomico e di finanza pubblica: Il fatto più rilevante che si evince dalla Nota di aggiornamento del DEF – in verità già ampiamente anticipato – è l’impostazione certamente innovativa data alla manovra riguardo al finanziamento di alcune misure previste nel “contratto di governo” facendo ricorso ad un maggior deficit, nell’ambito di una flessibilità da richiedere tanto al Parlamento italiano che alla Commissione europea.
Nella versione del DEF presentata in Parlamento, il deficit annuale è previsto al 2,4% del PIL nel 2019, 2,1% nel 2020 e 1,8% nel 2021 (nella bozza ufficiosa si prevedeva addirittura -2,4% per ciascuno dei tre anni), con rilevanti scostamenti rispetto alle cifre concordate a livello europeo.
Il Governo, nella convinzione che le misure che avranno spazio da questa maggiore possibilità di spesa e che saranno inserite nella legge di bilancio (dal reddito di cittadinanza alla flat tax, dalle pensioni al rilancio degli investimenti pubblici, etc.) produrranno una maggiore crescita del PIL e maggiori benefici per l’occupazione, ha reimpostato anche i valori delle principali variabili economiche.
La tabella (dati estratti dal DEF) contiene le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica per alcuni fondamentali dell’economia. Essa mostra come il quadro programmatico risultante dalle misure che il Governo Conte intende assumere si discosti per i vari anni anche considerevolmente dal quadro tendenziale (a legislazione invariata) previsto ad aprile dal Governo Gentiloni e a settembre dallo stesso Governo Conte.
Le stime del PIL, ad esempio, secondo il quadro programmatico prevedono una crescita dell’1,5% nel 2019, contro un tendenziale a settembre 2018 valutato allo 0,9%. E così anche nel 2019 (1,6% contro 1,1%) e nel 2021 (1,4% contro 1,1%). Inoltre, il debito pubblico, nonostante il finanziamento in deficit, dovrebbe ugualmente decrescere, anche se in misura leggermente inferiore rispetto al quadro tendenziale: 130% nel 2019, 128,1 nel 2020, 126,7 nel 2021. Infine, la disoccupazione dovrebbe essere nel 2019 del 9,8% (contro il 10,1% tendenziale), e scendere al 9,1% nel 2020 (9,9% tendenziale) e all’8,6% nel 2021 (8,6% tendenziale).
Le principali misure di politica economica e finanziaria previste nel DEF aggiornato: Insieme alle altre coperture trovate, le somme derivanti dall’aumento del deficit saranno impiegate per attuare alcuni punti che l’Esecutivo aveva incluso nel suo “contratto di governo”. Oltre agli interventi sulle clausole di salvaguardia, il programma di politica economica e finanziaria contempla i seguenti punti principali:
- Reddito di cittadinanza: partirà in marzo-aprile, accompagnato da un rafforzamento dei centri per l’impiego.
- Riforma della Fornero e pensione anticipata: nel 2019 si parte con la quota 100.
- Prima fase di attuazione della ‘flat tax’, tramite l’innalzamento delle soglie minime per il regime semplificato d’imposizione su piccole imprese, professionisti e artigiani.
- Taglio dell’imposta sugli utili d’impresa per le aziende che reinvestono i profitti e assumono lavoratori aggiuntivi.
- Rottamazione delle cartelle esattoriali o “pace fiscale”.
- Rilancio investimenti pubblici e ricerca.
- Promozione settori chiave dell’economia, in primis manifatturiero avanzato, infrastrutture, costruzioni.
- Ristoro dei risparmiatori danneggiati dalle crisi bancarie emerse nel corso degli ultimi anni.
Secondo il Governo tale programma, certamente ambizioso, “mira anzitutto a rispondere all’aumento della povertà registrato dalla crisi in poi, soprattutto fra i giovani e le famiglie numerose e nelle regioni meridionali del Paese, e a consentire una maggiore flessibilità nei pensionamenti anticipati, creando maggiore spazio per l’occupazione giovanile. Esso verrà attuato con gradualità, onde conseguire una significativa riduzione del rapporto debito/PIL nel prossimo triennio”.
Clausole di salvaguardia: Viene scongiurato l’aumento dell’Iva per il 2019, ma, diversamente da quanto scritto nel “contratto di governo”, l’intervento è solo parziale in quanto non si prevede il disinnesco delle clausole di salvaguardia per il 2020 e il 2021, che valgono circa 20 Miliardi. Resta quindi lo spettro dell’aumento dell’Iva dal 2020, ma il Governo si impegna a presentare nel Programma di Stabilità 2019 un piano alternativo, così da far fronte alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia residue tramite una spending review e l’attuazione di un sistema di riscossione delle imposte che sia più efficace rispetto al passato.
Riforma Pensioni: “Anche per favorire il ricambio generazionale”, viene individuata la cosiddetta “Quota 100”, data dalla somma dell’età anagrafica (62 anni) e contributiva (minimo 38 anni), quale requisito per accedere al pensionamento.
Nel 2019 si spenderanno 7 miliardi per consentire circa 300mila pensionamenti in più grazie al nuovo canale di pensionamento che si sommerà a quelli attuali. Non cambiano i requisiti per la pensione di vecchiaia (attualmente 66 anni e 7 mesi d’età con 20 anni di contributi) e per la pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi, a prescindere dall’età). Quota 100 salirà a 101 nel caso si abbiano 63 anni, perché saranno sempre necessari almeno 38 anni di contributi, a 102 con 64 anni e così via.
Reddito e pensione di cittadinanza: La Nota di aggiornamento del DEF afferma che “L’introduzione del Reddito di Cittadinanza ha un duplice scopo:
- sostenere il reddito di chi si trova al di sotto della soglia di povertà relativa (pari a 780 euro mensili);
- fornire un incentivo a rientrare nel mercato del lavoro, attraverso la previsione di un percorso formativo vincolante, e dell’obbligo di accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro eque e non lontane dal luogo di residenza del lavoratore”.
Anche la “pensione di cittadinanza” andrà a chi sta sotto 780 euro al mese e “verrà modulata tenendo conto della situazione complessiva dei nuclei familiari, anche con riferimento alla presenza di persone con disabilità o non autosufficienti”. La spesa sarà di 9 Miliardi per reddito e pensioni di cittadinanza più un Miliardo per potenziare i centri per l’impiego.
Considerazioni: Il DEF rappresenta un documento di impegno del Governo in base al quale costruire la Legge di Bilancio e i vari provvedimenti collegati. Esso è quindi un anticipo di quanto sarà contenuto nella manovra economico-finanziaria che il Governo si accinge a presentare in Parlamento.
A differenza di altri anni, quest’anno si è verificato che il DEF è stato predisposto ad aprile dal Governo Gentiloni senza impegni programmatici in quanto in carica solo per l’ordinaria amministrazione e poi aggiornato a settembre dal nuovo Governo Conte, completo dell’impostazione programmatica e degli impegni di riforma.
Solo adesso, quindi, il Parlamento italiano, le Istituzioni europee e i mercati conoscono qual è l’intenzione del nuovo Governo nel determinare le politiche economiche e di finanza pubblica per i prossimi tre anni. E’ quindi comprensibile un disorientamento generale dovuto allo sfasamento, ma è innegabile che la reazione che si sta verificando da parte della Commissione europea in primis, ma anche dei mercati, è dovuta alla decisione del Governo di impostare un deficit in rialzo di ben otto punti rispetto a quello prima concordato a livello di Governi.
Secondo alcuni analisti italiani ed europei, tale decisione, accompagnata da misure di intervento che difficilmente porteranno al verificarsi di risultati macroeconomici quali quelli contenuti nelle previsioni del Governo in fatto di crescita del PIL, occupazione, avanzo primario, debito pubblico, potrebbe rivelarsi insostenibile.
Tuttavia, al di là delle fibrillazioni di questo periodo, la cartina al tornasole che prefigurerà il futuro del nostro Paese, e forse anche dell’Euro, ci sarà quando il Governo presenterà la Legge di Bilancio con le misure concrete in essa contenute, a cui farà riscontro la decisione della Commissione europea, che potrebbe bocciare la Manovra, e la decisione delle Agenzie di Rating, che potrebbero dare un voto più basso all’affidabilità del nostro debito pubblico, con conseguenze non augurabili sullo spread e sul costo per finanziarci.