L’Anap sul semestre europeo – Age Platform Europe

Anap Confartigianato

Come è noto, l’ANAP aderisce ad AGE Platform Europe, la piattaforma che raggruppa Organizzazioni del mondo degli anziani di tutti i Paesi europei. Tra i compiti di AGE Europe, c’è anche quello di rappresentare le Organizzazioni aderenti e promuovere gli interessi degli anziani nei confronti delle Istituzioni europee.
 
In occasione del Semestre europeo, vale a dire la sessione in cui i Governi nazionali predispongono i piani di riforma ed i contesti in cui si ipotizza lo sviluppo delle attività economiche, AGE ha richiesto alle Organizzazioni aderenti un contributo per conoscere la situazione nei singoli Paesi, in modo di poter svolgere al meglio il lavoro di interlocuzione con le Istituzioni comunitarie e predisporre un quadro di raccomandazioni per cercare di far apportare modifiche che vadano a favore dei pensionati.
Come avvenuto lo scorso anno, L’ANAP ha inviato ad AGE Europe un documento sintetico sul Piano Nazionale di Riforme predisposto dal Governo, che riteniamo opportuno pubblicare.
 
Documento inviato ad AGE Europe (Semestre europeo e Piano di investimenti)
 
Governance e partecipazione dei membri AGE: In Italia il Governo guidato dal Premier Matteo Renzi, non adotta il metodo della consultazione delle parti sociali (concertazione) prima di assumere decisioni su singoli provvedimenti.
 
Tuttavia come ANAP-Confartigianato abbiamo contatti con i Ministeri competenti ed abbiamo fatto sentire la nostra voce con comunicati e proposte. L’ultima occasione è stata l’Assemblea Nazionale dell’ANAP del 28 aprile 2015, nel corso della quale è stato approvato un ordine del giorno sul Piano Nazionale di Riforme che è stato inviato al Governo e al Parlamento. Inoltre ANAP fa parte di un coordinamento che raggruppa i principali sindacati dei pensionati del lavoro autonomo (CUPLA) e tramite questo abbiamo svolto a più riprese iniziative per mettere in luce la situazione difficile degli anziani, avanzando proposte a proposito.
 
Sarebbe opportuno che l’Unione Europea, tra le proprie raccomandazioni, comprendesse anche l’invito ai Governi nazionali ad adottare un percorso di coinvolgimento delle Organizzazioni di rappresentanza, almeno in occasione del Semestre europeo.
 
Riguardo, invece al supporto che AGE potrebbe dare, ci sembra che la procedura usata nello scorso anno, con le relative sollecitazioni, per avere dalle singole Organizzazioni aderenti materiale e spunti per costruire poi il documento complessivo con le raccomandazioni da inviare poi alla Commissione Europea sia più efficace.
 
Priorità politiche: Il Governo Renzi ha avviato, ed in parte portato a conclusione, una vasta azione riformatrice in diversi campi. Gli anziani, però, non sono stati oggetto della dovuta attenzione. E’ emblematico che il Piano Nazionale di Riforma non contenga alcun punto che prenda in considerazione gli anziani o le fasce di povertà della popolazione.
 
Riguardo all’assistenza sanitaria, c’è un taglio di risorse stanziate che, secondo il Governo, dovrebbe avere compensazione attraverso i risparmi derivanti da una razionalizzazione dei servizi e delle procedure amministrative di spesa e non dovrebbe avere conseguenze sui livelli delle prestazioni. Tuttavia si nutrono fondati dubbi sull’effettiva capacità di conseguire i risparmi preventivati, con conseguente rischio di ripercussioni sull’assistenza per i cittadini.
 
Riguardo all’assistenza sociale, i servizi di assistenza a lungo termine, l’assistenza agli anziani non autosufficienti, il Governo Renzi ha stanziato maggiori risorse rispetto ai Governi precedenti, ma esse sono ancora largamente insufficienti per coprire i bisogni più elementari della parte della popolazione più fragile.
 
Per quanto riguarda infine la lotta alla povertà, una delle misure più importanti che il Governo ha proposto e fatto approvare dal Parlamento riguarda il beneficio fiscale di 80 euro mensili per i lavoratori dipendenti con redditi superiori a 8.000 euro ed inferiori a 24.000 euro. Certamente esso viene incontro ad una fascia di popolazione con redditi bassi, ma lascia incredibilmente fuori tutti i pensionati, anche quelli con redditi bassissimi, e i cittadini non lavoratori dipendenti più poveri.
 
Va segnalata un’importante decisione della Corte Costituzionale, intervenuta proprio in questi giorni, che dichiara incostituzionale una norma decisa dal Governo Monti nel 2012 che bloccava la rivalutazione annuale delle pensioni superiori a circa 1.500 euro. Adesso il Governo dovrà restituire ai pensionati interessati dal blocco quanto non percepito dal 2012 in poi, una somma non ancora ben valutata, ma che dovrebbe essere superiore ai 10 Miliardi di euro. Tale decisione non riguarda le pensioni più povere, che quindi non riceveranno alcun beneficio dalla sentenza.
 
Per queste ragioni, le priorità politiche restano le stesse già segnalate:
 
Potere di acquisto Pensioni: E’ necessario un meccanismo di rivalutazione automatica delle pensioni che sia orientato ai consumi specifici della popolazione anziana (generi di prima necessità, spese farmaceutiche, prestazioni specialistiche non a carico del Servizio Sanitario Nazionale, spese per le assistenti familiari) e si agganci alla dinamica salariale.
 
Pensioni basse e povertà: E’ necessario concedere anche ai pensionati più poveri il beneficio degli 80 euro mensili di cui sono stati ammessi a godere i lavoratori dipendenti, in modo da alleviare le condizioni di assoluta povertà in cui versa una parte importante dei pensionati. Infine è necessario aumentare le risorse destinate alla “Social Card” e rivederne i criteri di erogazione affinché essa rappresenti effettivamente uno strumento efficace per venire in aiuto delle famiglie in condizioni di indigenza.
 
Tassazioni e imposte: I pensionati italiani pagano tasse molto più alte dei pensionati che vivono nelle altre nazioni europee, sia sui loro redditi che sulle case in cui abitano. 
Sarebbe necessario estendere la no tax area sui redditi e prevedere detrazioni ai fini del pagamento dell’IMU (tassazione sugli immobili) per gli anziani che abitano soli nella casa di proprietà ed abbiano redditi al di sotto del doppio del trattamento minimo se singoli o del triplo del trattamento minimo se in coppia.
 
Sanità e Assistenza: Il Servizio sanitario nazionale deve mantenere i suoi caratteri pubblico ed universalistico. Al tempo stesso vanno agevolate forme di integrazione di tipo privatistico. La spesa sanitaria può e deve essere razionalizzata e resa più efficiente nell’interesse dei cittadini, ma senza caricare ulteriori costi di partecipazione alla spesa sui malati e senza ridurre i livelli e  la qualità dei servizi.
Il problema della non autosufficienza, per le dimensioni che ha e assumerà in Europa nell’immediato futuro, deve essere affrontato con politiche ad hoc e con risorse adeguate, per consentire agli anziani di poter condurre una vita dignitosa e contemporaneamente per alleviare il peso sulle famiglie. Più in generale, è necessario rivedere profondamente il sistema degli interventi socio-assistenziali, che vede l’Italia agli ultimi posti in Europa per risorse impiegate: assistenze agli handicappati, alle persone bisognose di cure a lungo termine, alle persone dimesse dagli ospedali, puntando sull’assistenza domiciliare.
 
Non discriminazione: Tra le norme discriminanti o penalizzanti ai danni degli anziani nel recente passato si può citare quella già ricordata che, con l’obiettivo di provocare un effetto sulla crescita dei consumi in Italia, ha concesso un bonus fiscale di 80 euro mensili ai lavoratori dipendenti con redditi compresi tra 8.000 e 24.000 euro ed ha escluso i pensionati (Legge di stabilità 2015).
Nel passato meno recente c’è stata la norma del 2012 che bloccava la rivalutazione annuale delle pensioni superiori a circa 1.500 euro lorde, che però – come ricordato sopra – è stata cancellata dalla recente sentenza della Corte Costituzionale.
Più in generale, si può dire che gli anziani, che sono i soggetti che più hanno bisogno di ricorrere alle assistenze, subiscono in Italia gli effetti di una svalutazione delle loro pensioni a causa di una strisciante riduzione dell’ambito dei servizi pubblici sanitari e socio-sanitari e la contemporanea assunzione da parte dei cittadini di maggiori oneri per la partecipazione alla spesa sanitaria e per curare la propria salute.
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