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Cos’è il PNRR

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) fa seguito alla crisi economica dovuta alla pandemia e rappresenta la strategia adottata dalla Commissione Europea per rilanciare le economie del vecchio continente, in particolare quelle colpite maggiormente dal virus, come nel caso del nostro Paese. Infatti, l’Italia può usufruire di un totale di circa 191,5 miliardi di euro dedicati a investimenti in diversi settori. Di questo ammontare, la maggior parte (122,6 miliardi di euro) sono prestiti, che il nostro Paese dovrà restituire nel tempo all’Ue. Mentre la restante parte (68,9 miliardi) sono finanziamenti a fondo perduto.

Alle risorse europee lo Stato italiano aggiunge altri 30,62 miliardi, relativi al fondo complementare, per finanziare ulteriormente alcune misure del PNRR, o realizzare nuovi interventi. A questi fondi poi se ne dovrebbero aggiungere altri provenienti dal piano energetico RepowerEu.

Buona parte di questi investimenti saranno utilizzati per interventi infrastrutturali, per la transizione ecologica, per la digitalizzazione e per lo sviluppo economico del paese.

Nel Piano italiano sono previsti anche interventi di carattere socio-sanitario, quali quelli mirati a dare supporto alle persone più fragili che vivono nel nostro Paese, ed in particolare per gli anziani (vedi misure per non autosufficienti), e quelli per migliorare la sanità.

Le modifiche del Governo al PNRR

Il Governo ha presentato nei giorni scorsi una proposta di modifica del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza armonizzato con il RepowerUe. Il Piano modificato, dopo il passaggio alle Camere, sarà formalmente recapitato alla Commissione Europea entro la fine di agosto, ma già adesso la Commissione, dopo aver dato via libera alla terza rata del finanziamento, ha dato una valutazione sostanzialmente positiva della richiesta che, data la natura mirata delle modifiche, non altererebbe l’ambizione generale del documento. 
Si tratta di una revisione da 16 miliardi di euro che coinvolge 144 misure contenute nel Piano, che arriva dopo i ritardi e le note difficoltà nell’attuazione del Piano.

Questi i capitoli coinvolti nelle modifiche del Governo:

  • Efficienza energetica, servizi sociali e rigenerazione urbana, dove saltano alcuni interventi per la gestione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico.
  • Il welfare e la Sanità, dove vengono meno una parte degli obiettivi per la medicina territoriale.
  • Il territorio, dove spicca la riduzione dei fondi per la rigenerazione di periferie e aree degradate.
  • Le Infrastrutture, con la penalizzazione di alcuni interventi sulle ferrovie.
  • Gli asili nido, dove è stato ridotto il finanziamento.
  • L’energia, nel quale capitolo vengono spostate risorse per incentivi alle aziende per la transizione ed efficienza energetica. 

La sanità nel PNRR e i problemi di attuazione

Nel PNRR, alla Missione 6 “Salute”, erano previste risorse complessive per un 15,63 Miliardi, di cui 7 Miliardi assegnati per le “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale” e 8,63 Miliardi per “Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale”. Tali interventi avrebbero essenzialmente l’obiettivo di superare le criticità strutturali del nostro sistema sanitario e le disparità territoriali nell’erogazione dei servizi, realizzare un’adeguata integrazione tra servizi ospedalieri, territoriali e sociali, ridurre i tempi di attesa per l’erogazione delle prestazioni.

Il Governo ha ritenuto che alcuni di questi obiettivi fossero difficili da realizzare a causa di una molteplicità di fattori, dal rialzo dei prezzi delle materie prime ed energetiche, legato anche alla crisi energetica e acuita dal conflitto russo-ucraino, ai ritardi nell’affidamento dei lavori contrattualizzati, dalle criticità nelle catene di approvvigionamento delle materie prime alle carenze nella fornitura di attrezzature e nella logistica. L’aumento dei costi di costruzione avrebbe comportato a parità di finanziamenti, un minor numero di strutture realizzabili, per cui secondo il Governo sarebbero problematici l’attuazione di alcuni obiettivi in campo sanitario non solo per le strutture sanitarie (Casa della Comunità, Ospedali della Comunità, Ospedali sicuri e sostenibili), ma anche per i progetti di transizione digitale (quali telemedicina, sostituzione delle grandi apparecchiature, ecc.), richiedendo anche questi lavori edili per la preparazione dei locali.

I tagli alla sanità in dettaglio

Diverse e considerevoli le modifiche apportate al comparto sanità, dalla realizzazione dagli Ospedali di Comunità fino agli strumenti di Telemedicina.

  • Case e Ospedali di Comunità. Il taglio riguarderà soprattutto la realizzazione di nuovi edifici, interventi che, secondo il Governo, verranno comunque poi portati avanti con il ricorso alle risorse nazionali del programma di investimenti in edilizia sanitaria. Riguardo agli Ospedali di Comunità, il Governo ha privilegiato i progetti di ristrutturazione di edifici esistenti.
  • Sanità a distanza e Telemedicina. Il Governo prevede una riduzione dell’obiettivo di realizzazione delle Centrali operative territoriali (COT), che sono punti di accesso territoriali, fisici e digitali, che facilitano l’orientamento dei cittadini tra i servizi della rete di offerta sociosanitaria e che hanno la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari e socioassistenziali. Si differisce anche l’assistenza dei malati in telemedicina.
  • Digitalizzazione e messa in sicurezza degli Ospedali. Da una parte viene rinviato al 2025 l’obiettivo per l’ammodernamento del parco macchine tecnologico e digitale ospedaliero, dall’altra parte vengono ridotti gli interventi antisismici.
  • Fascicolo Sanitario Elettronico. Il Governo ha rivisto gli obiettivi puntando all’inserimento primariamente nel fascicolo dei documenti già “nati” in digitale, escludendo dal PNRR gli interventi di digitalizzazione dei documenti cartacei attuali o vecchi. Ricordiamo che il Fascicolo Sanitario elettronico è uno strumento che dovrebbe permettere ai cittadini di avere e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria e ai sanitari di poter garantire un servizio più efficace ed efficiente.

Le preoccupazioni che emergono, gli impegni del Governo

Se il Piano del Governo di revisione del PNRR viene portato avanti, entro il 2026 ci saranno il 30% in meno della Case della Comunità preventivate e il 25% in meno di Ospedali della Comunità.

Intanto, montano le proteste di Associazioni, comunità, Ordine dei medici, professionisti, Enti locali, che sostengono che la realizzazione delle strutture sanitarie territoriali deve andare di pari passo con l’assunzione di personale per non farle diventare cattedrali vuote ed esortano il Governo a fare qualcosa e dare un segnale positivo ad una categoria, quella dei sanitari, sempre più demotivata e spaesata a causa dell’incertezza sul proprio futuro.

Il Governo ha, però, chiarito che non ci saranno tagli e che quanto non più previsto nel nuovo PNRR verrà recuperato con risorse proprie dello Stato, puntando alla certezza nella realizzazione degli obiettivi. Ciò è stato confermato in Parlamento dal Ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, il quale ha dichiarato che “il coordinamento e il confronto costante con l’Ue sta producendo dei risultati positivi” e che il governo assicura “il finanziamento per tutti gli interventi”, “a dispetto di quanti hanno immaginato scenari catastrofici”.

Noi facciamo affidamento all’impegno del Ministro, ma auspichiamo anche che questo cambiamento non comporti tempi biblici, perché una cosa la pandemia ce l’ha insegnato, ed è che va sviluppata senza remore la medicina territoriale.

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Revisione del PNRR preoccupazioni per la Sanità
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