La biopsia epatica consiste nel prelevare un piccolo frammento di tessuto epatico (circa 1/160.000 della massa epatica). La biopsia rappresenta il metodo migliore per la diagnosi di malattie epatiche acute e croniche ed è, generalmente, l’ultimo stadio dell’iter diagnostico delle malattie epatiche.
Nella maggior parte dei casi, permette di formulare una diagnosi di certezza e di chiarire eventuali dubbi sull’etiologia (causa) e fornisce dati fondamentali perché si possa giudicare la severità della epatopatia e prevederne l’evoluzione. Può essere, inoltre, utilizzata per valutare l’efficacia di terapie specifiche.
È solitamente impiegata per le malattie croniche che hanno varia etiologia e che hanno come comune denominatore il perdurare di infiammazione del fegato come ad esempio le infezioni virali (HBV, HCV, HDV), l’alcool, fattori autoimmunitari, patologie biliari (cirrosi biliare primitiva e secondaria, colangite sclerosante). La remota possibilità di insorgenza di complicanze rende preferibile che tale indagine sia eseguita mediante breve ricovero (o Day-Hospital) presso idoneo centro specializzato.
Come si effettua la biopsia epatica
La metodica prevede l’ausilio della ecografia che consente all’operatore di valutare esattamente il tragitto da far percorrere all’ago per biopsia epatica. L’aiuto ecografico può consistere nella semplice scelta del punto di ingresso dell’ago (biopsia eco-assistita) o nell’uso di guide bioptiche le quali, montate sulla sonda ecografica, permettono all’ago di seguire un tragitto preventivamente tracciato dall’apparecchio ecografico (biopsia eco-guidata). La biopsia è, solitamente, indolore e richiede minima collaborazione da parte del paziente.
La biopsia non determina alcuna modificazione a carico del fegato, né influisce sul decorso della malattia.
- Anap

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